"Dissolvenza", installazioni, quadri e sculture di Maria Halip al Mausoleo della Bela Rosin
“Dissolvenza. Un percorso tra arte e natura” di Maria Halip (Mausoleo della Bela Rosin, Torino 29 maggio-12 giugno 2022), a cura di Roberto Mastroianni, mette in scena una selezione di opere scultoreo installative tratte dalla recente produzione dell’artista, che esplora la profonda connessione tra arte e natura, i linguaggi e le logiche strutturali del reale. Negli ultimi anni Maria Halip ci ha abituato, infatti, a una ricerca poetica minimale e rigorosa, che indaga la dimensione esistenziale e antropologica in relazione agli elementi primari che compongono la realtà, tenendo assieme la dimensione formale, la sperimentazione sui materiali e le domande di senso che legano l’umano alla sfera dell’organico e a quella dell’inorganico.
Questo interesse per le forme, i colori e la materia si esprime compiutamente in una produzione di opere capaci di tenere assieme i linguaggi delle arti visive con quelli delle arti plastiche, dando forma a sculture installative che sono, al contempo, immagini non figurative di natura quasi pittorica che rifiutano la mimesi esplicita per indagare l’aspetto formale, linguistico e materico dell’arte e gli elementi primari della natura. Nella sua più recente produzione, che possiamo osservare nelle opere in mostra, riconosciamo, dunque, alcuni tratti fondamentali che si ascrivono a quella “linea analitica dell’arte moderna e contemporanea, che Filiberto Menna ci ha insegnato essere pervasa da un desiderio di comprensione degli elementi essenziali della realtà e dell’arte e alla riproduzione astratta, minimale e, appunto, analitica delle logiche compositive e formali del reale.
Questa tensione si esprime nella sperimentazione sulla linea, sul punto, sulla superfice e nella sapienza dell’assemblaggio poetico dei più disparati medium espressivi e materiali, al fine di restituire la complessità del mondo interiore ed esteriore. Questa ricerca sulle grammatiche della natura, dello spazio e della nostra consapevolezza visiva si condensano in cicli di opere, che organizzano gli elementi primari secondo le leggi della complessità, restituendo in composizioni ordinate e rigorose materiali di recupero (plastica, marmo, pietre, ferro…) attraverso un’impostazione chiaroscurale e un rigore formale, dando vita ad “accumulazioni” che danno vita a “totem” e “quadri” scultoreo installativi. Le accumulazioni prendono così la forma di stratificazioni rigorosamente organizzate, che riproducono la dialettica tra organico e inorganico che innerva la realtà e l’evoluzione umana e che è rappresentata, sia attraverso il rigore compositivo dei materiali plastici, che si fa geometria esistenziale, sia attraverso la contaminazione di questi materiali con elementi naturali (fiori essiccati, legni, pigmenti…).