Bonus universitari e Isee stranieri
Ed ecco uscito dal cappello, il nuovo ISEE universitario che prende il nome di Isee parificato e sostituisce il vecchio Iseeu, dedicato agli studenti stranieri, che vengono a studiuare in Italia. Innanzitutto è stato attivato a ridosso delle scadenze, mettendo nel panico gli stessi studenti e appesantimento del lavoro ai Caf, ma a parte questo, ancora una volta la procedura è confusa, incerta, senza precise disposizioni. Infatti non esiste nessun vademecum ministeriale che indichi nelle varie lingue quali sono i documenti da produrre né le legalizzazioni da fare. E non basta. Le procedure e i documenti richiesti variano da ateneo ad ateneo e spesso all'interno di uno stesso ateneo ci sono diferenze procedureli e documentali tra dipartimento e dipartimento. Lo studente che intende formarsi in Italia ed ottenere alloggio e/o vitto e/o borsa di studio e/o riduzione delle tasse spesso arriva nei Caf disorientato e molto di frequente presentanto una documentazione inutile, scarsa, non legalizzata e non adatta. Lo studente dovrebbe produrre dei documenti predisposti in lingua originale , tradotti in italiano da un traduttore giurato presso l'Ambasciata italiana del suo paese ed infine legalizzati dalla Ambasciata. E qui le prime note dolenti: infatti non di rado lo studente presenta documenti solo scritti nella lingua d'origine, o tradotti autonomamente o da traduttore non giurato o comunque non autenticati dalla Ambasciata italiana. A questo punto si ricorre ad escamotages come far legalizzare i documenti alla prefettura o tribunale anche se tradotti da un traduttore non riconosciuto. Ma i dati sono esattamente tradotti ? Università e Enti di diritto allo studio non sembrano così interessati ed è lontanissima la possibilità di concordare tra gli atenei una procedura comune. Secondo problema di non poca importanza, dovuto alla mancanza di informazione sui dati esatti da comunicare, e ci si ritrova nei caf a visionare stati di famiglia in cui i membri sono nati "intorno al 1964" ( giorno mese e anno sono una chimera), oppure famiglie in cui la madre è talmente importante da non essere degna di menzione nello stato di famiglia. Oltre a ciò, ci si ritrova di fronte a dichiarazioni di famiglie in cui ci sia un reddito zero ma per contro un canone di locazione da mille e una notte o case di proprietà. Chi è che certifica i redditi ? Le autorità del posto ? Ci dobbiamo fidare ? Addirittura ci sono paesi che consegnano agli studenti dei moduli in bianco ma già autenticati dalle autorità in cui lo studente può scrivere a mano i dati che vuole. Non si riesce a capire perché non si possa prevedere un modulo unificato con i dati richiesti ( ci sono paesi che per avere delle informazioni devi usare le tenaglie ed altri, vd Cina, che ti riempiono di documenti dove ti informano anche su quante volte usano giornalmente i servizi pubblici ). Manca un vademecum unico per tutte le università tradotto in tutte le lingue. Ogni paese produce i documenti secondo le proprie regole e spesso, seppur tradotti in italiano, le informazioni più che lette vanno "interpretate". A quando questa opera di buon senso che dia agli studenti di ogni paese gli stessi diritti, italiani compresi per i quali non può scappare nulla ?