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Salute

Molinette, asportata vescica con tumore e ricostruita con parte dell'intestino: salvo ventinovenne

Il paziente aveva già subito un trapianto di rene

Un caso di chirurgia robotica senza precedenti è stato realizzato presso l'ospedale Molinette di Torino, dove un ragazzo di 29 anni affetto da un tumore di vescica ad alto rischio è stato sottoposto a un intervento mini-invasivo che ha permesso di rimuovere la vescica malata e uno dei due reni trapiantati non funzionanti e di ricostruire una nuova vescica con una parte dell'intestino. 
Il paziente era già stato trapiantato due volte di rene, una in un'altra regione italiana e l'altra a Torino nel 2020, grazie alla donazione della madre. Pochi mesi dopo il secondo trapianto, però, gli era stata diagnosticata la neoplasia vescicale, che richiedeva una soluzione radicale. 

Grazie alla chirurgia robotica, una tecnica avanzata che consente al chirurgo di operare a distanza con una visione tridimensionale e una maggiore precisione dei movimenti, è stato possibile eseguire l'operazione con una minima invasività e una riduzione dei tempi di degenza e di recupero. 
Si tratta di un risultato eccezionale, mai ottenuto prima in letteratura medica, che dimostra le potenzialità della chirurgia robotica applicata alla ginecologia e alla urologia, e che offre al paziente una migliore qualità di vita.

“La complessità dell’intervento - ha dichiarato il professor Paolo Gontero (Direttore della Clinica Urologica universitaria delle Molinette) - risiedeva soprattutto nel dover trovare il giusto compromesso tra la necessità di dover effettuare un intervento molto demolitivo e nello stesso tempo l’esigenza di preservare al massimo la qualità della vita del paziente ricostruendo la vescica, in modo da evitare una stomia esterna e risparmiando le strutture deputate alla funzione sessuale, considerata la giovane età del paziente stesso”.

La scelta di utilizzare la tecnica robotica è maturata dopo un’attenta valutazione da parte delle équipes urologica e di quella del Centro Trapianti di Rene che ha in cura il paziente. 
L’intervento ha permesso di realizzare l’obiettivo prefissato di asportare in un blocco unico la vescica, gli ureteri nativi, di cui uno con un piccolo rene malformato dalla nascita, i linfonodi della pelvi e il rene trapiantato non funzionante, oltre che realizzare la ricostruzione di una neovescica utilizzando 45 cm di intestino.

“Abbiamo percepito chiaramente i vantaggi della chirurgia robotica mini-invasiva non solo nella parte demolitiva - ha spiegato ancora Gontero -, soprattutto quando si è trattato di asportare il rene trapiantato non funzionante sede di tenaci aderenze, ma anche nella fase di ripristino della connessione del rene trapiantato funzionante alla neovescica, un passaggio che sarebbe risultato oltremodo complesso in chirurgia tradizionale”.

Grande attenzione è stata fatta nel preservare il rene trapiantato funzionante donato dalla madre. Il decorso postoperatorio, effettuato presso la Nefrologia del professor Luigi Biancone, usualmente non privo di complicanze negli interventi di cistectomia, è stato oltremodo regolare e caratterizzato da una rapida ripresa, a conferma dei vantaggi della chirurgia mini-invasiva. 

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