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Salute Candiolo

Tumore al seno, scoperto meccanismo di resistenza alle cure e individuata terapia sperimentale

I ricercatori dell'IIGM Foundation di Candiolo insieme ai colleghi dell'Università Cattolica di Roma

I ricercatori dell'IIGM Foundation - Italian Institute for Genomic Medicine presso l'Istituto di Candiolo, insieme agli scienziati dell'Università Cattolica di Roma, hanno scoperto come il cancro al seno sia in grado di sviluppare un meccanismo di resistenza alla chemioterapia, e quindi ai farmaci, che porta alla formazione di staminali tumorali, causa di recidive e metastasi e hanno anche individuato una terapia sperimentale per prevenire questa resistenza alle cure.

La scoperta potrebbe, in futuro, fornire una soluzione per quel 15% di pazienti che attualmente non rispondono alle cure. E' quanto dimostrato in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Immunology coordinato dalle dottoresse Antonella Sistigu e Martina Musella del Dipartimento di Medicina e Chirurgia Traslazionale, nella sezione di Patologia Generale e Patologia clinica diretta dal professor Ruggero De Maria e dal dottor Ilio Vitale della IIGM Foundation. 

La scoperta

In particolare gli esperti hanno identificato un meccanismo con cui il tumore evolve nel corso delle cure e sviluppa una resistenza alle terapie. “Più nello specifico – spiegano le dottoresse Sistigu e Musella - abbiamo dimostrato attraverso varie e nuove strategie sperimentali (analisi precliniche di caratterizzazione fenotipica, funzionale e di espressione genica) che le cellule tumorali inizialmente sensibili alla chemioterapia, prima di morire rilasciano nel microambiente tumorale una serie di fattori chiamati "allarmine", che, appunto, allertano e attivano il sistema immunitario del paziente”. 

Tuttavia, paradossalmente, alcune di queste allarmine, come gli interferoni di tipo I, possono attivare sulle cellule tumorali ancora vive (quelle che sono sfuggite alla chemio) una riprogrammazione cosiddetta “epigenetica” che le converte in cellule staminali del cancro, la micidiale riserva del tumore che continua a proliferare e generare altre cellule malate, responsabili ad esempio delle recidive della malattia e delle metastasi.
Le staminali del cancro sono capaci appunto di sfuggire al controllo del sistema immunitario e sono dotate di alto potenziale invasivo e aggressivo. 

Una terapia combinata

Gli scienziati italiani hanno scoperto che questo meccanismo di resistenza farmacologica si genera per attivazione di una proteina chiamata “KDM1B”, capace di controllare e regolare l’espressione genica. 
Dopo la scoperta su modelli animali di malattia, spiega il dottor Ilio Vitale, “abbiamo quindi cercato in 5 diverse coorti di pazienti (di un gruppo avevamo delle biopsie e le abbiamo analizzate, delle altre 4 coorti abbiamo preso i dati disponibili su database pubblici) se la nostra scoperta fosse valida anche nell'uomo, con risultati positivi”. 

Infine in esperimenti di laboratorio gli scienziati hanno visto che l'inibizione di questo fattore (KDM1B) previene la formazione di staminali tumorali e aumenta l'efficacia della terapia.“Sulla base di questi risultati – sottolineano i ricercatori - proponiamo una terapia combinata - i chemoterapici e immunoterapici standard insieme al farmaco sperimentale che ferma la proteina KDM1B - per prevenire la formazione e eventualmente bersagliare in maniera efficace questa sottopopolazione di cellule staminali altrimenti resistenti a qualsiasi trattamento”.
 

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