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Martedì, 23 Aprile 2024
Salute

Tumore al seno: l'Università di Torino scopre la proteina-interruttore contro le forme più aggressive

I risultati dello studio sono appena stati pubblicati sulla rivista Nature Communications

Due gruppi di ricercatori di Torino e Milano hanno collaborato per scoprire una nuova chiave di lettura dei tumori della mammella più aggressivi. Lo studio ha rivelato un meccanismo molecolare inedito che arricchisce i tumori mammari di cellule staminali tumorali. Queste cellule sono responsabili della crescita del tumore e della soppressione della risposta immunitaria naturale che dovrebbe combattere il cancro.

Il meccanismo è legato alla mancanza di una proteina chiamata p140Cap, che normalmente inibisce la crescita tumorale. Questa proteina è assente nel 40-50% dei tumori mammari umani. La sua mancanza provoca l'attivazione eccessiva del gene che produce la beta-Catenina, una proteina potente che favorisce la crescita tumorale. La beta-Catenina stimola l'espansione delle cellule staminali tumorali, che a loro volta producono citochine anti-infiammatorie che bloccano la risposta immunitaria anti-tumorale e creano un ambiente favorevole al tumore. 

La ricerca, finanziata da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications ed è coordinata dalla professoressa Paola Defilippi, ordinario di Biologia applicata e Responsabile del Laboratorio di ricerca “Piattaforme di segnalazione nei tumori” al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino, e dal professor Salvatore Pece, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e Direttore del Laboratorio “Tumori Ormono-Dipendenti e Patobiologia delle Cellule Staminali” dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO).

Un interruttore molecolare

“Dunque p140Cap – sottolinea la professoressa Paola Defilippi – si comporta come una specie di interruttore molecolare che, tramite l’inibizione di beta-Catenina e la conseguente riduzione del compartimento delle cellule staminali tumorali, esercita una duplice funzione anti-tumorale: inibisce l’espansione della massa tumorale e sostiene una efficiente risposta immunitaria anti-tumorale nel microambiente circostante”.

Prosegue Defilippi: "In nostri precedenti studi avevamo già messo in luce il ruolo inibitore di p140Cap sulla crescita tumorale e stabilito che la perdita di questa proteina è legata a una maggiore aggressività biologica e a un decorso clinico più sfavorevole di alcuni tipi di tumori mammari. Non avevamo però ancora una completa comprensione del meccanismo d’azione specifico e della varietà di conseguenze funzionali legate alla perdita di p140Cap sulla crescita tumorale. Ora, attraverso questi studi sappiamo che questa funzione dipende da un’azione diretta di p140Cap sull’attività di beta-Catenina. Inoltre, grazie ai risultati ottenuti sia in topi di laboratorio con tumore mammario, sia in campioni ottenuti da pazienti, abbiamo compreso che la presenza di p140Cap è fondamentale. Infatti questa proteina, inibendo le cellule staminali tumorali, da un lato blocca direttamente la crescita del tumore e dall’altro lato permette una efficiente risposta immune anti-tumorale nel microambiente circostante il tumore stesso”.

“Sappiamo inoltre – conclude la professoressa Defilippi – che possiamo inibire l’azione tumorigenica delle cellule staminali tumorali e, al contempo, ripristinare una efficiente risposta immunitaria anti-tumorale nei tessuti circostanti la neoplasia. Ciò è possibile simulando la funzione di p140Cap all’interno del macchinario di distruzione della beta-Catenina, attraverso l’utilizzo di farmaci al momento disponibili solo per uso sperimentale”.

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