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Salute

Affetta da coronavirus partorisce due gemelli: premiato il personale dell'ospedale

Latte non trasmette infezione

Una donna con gravidanza gemellare alla 28esima settimana, ricoverata per problemi legati alla gravidanza, all'ospedale Sant'Anna di Torino, ha partorito nonostante fosse risultata positiva al coronavirus, tra l'altro con sintomi importanti. L'evento risale alla scorsa primavera.

Il parto era stato anticipato per un'insufficenza fetale ma alla fine tutto è andato bene. La mamma, mantenuta in isolamento, è rimasta in contatto con gli altri (soprattutto con il papà del bambino, che era presente alla nascita) tramite supporti multimediali. Ha potuto allattare i suoi figli in completa naturalezza.

Per l'accaduto a fine settembre 2020 tre operatrici sanitarie dell'ospedale torinese sono state premiate dalla Fondazione Onda. Sono Rita Musso (coordinatrice infermieristica pre-triage), Tiziana Adamo (coordinatrice ostetrica sala parto) e Giuseppina Poppa (coordinatrice ostetrica pronto soccorso).

"Un’opportunità per ringraziare tutte le donne che hanno avuto un ruolo chiave nella gestione di questa emergenza sanitaria distinguendosi per il loro essenziale contributo -. dice Francesca Merzagora, presidente della Fondazione Onda -. I lunghi mesi
dell’emergenza sanitaria hanno visto il personale degli ospedali con i Bollini Rosa in prima linea nella gestione della pandemia, molte lavoratrici hanno dovuto isolarsi dagli affetti più cari: anche la loro salute mentale è stata messa a dura prova".

Il coronavirus non viene trasmesso dalla mamma al neonato in allattamento

Sempre all'ospedale Sant'Anna si è concluso uno studio (condotto insieme a personale degli ospedali Maria Vittoria e Mauriziano e del San Luigi di Orbassano) che dimostra scientificamente che la mamma non può trasmettere il coronavirus al neonato nel corso dell'allattamento.

I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Frontiers in Pediatrics. Si tratta dello studio con la casistica più numerosa finora condotto in Europa e l’unico in cui la ricerca del virus nel latte è stata abbinata alla valutazione clinica dei neonati nel periodo durante l’allattamento. Sono stati analizzati i campioni di latte di 14 mamme positive al virus dopo il parto, controllando i loro neonati nel primo mese di vita. Il latte è risultato negativo al coronavirus in 13 di questi campioni, mentre in un caso è stata identificata per un breve periodo la presenza dell’RNA virale. Il dato più confortante è stato che tutti i neonati, allattati al seno seguendo scrupolosamente le regole raccomandate in questi casi (uso della mascherina, lavaggio appropriato delle mani, pulizia e disinfezione delle superfici e degli oggetti in uso) non hanno mostrato segni di malattia. Anche quattro neonati, le cui mamme si erano ammalate subito dopo il parto, e che erano risultati positivi al virus nei primi giorni, compreso quello con presenza del virus nel latte materno, si sono tutti negativizzati, in buona salute, nel primo mese di allattamento.

“Questi risultati - dice il professor Enrico Bertino, dirigente del reparto di neonatologia universitaria del Sant'Anna - sono rassicuranti per le mamme e per gli operatori sanitari che si occupano della salute della madre e del bambino. La ricerca supporta anche le recenti
raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, nonostante le limitate informazioni finora disponibili, in considerazione di tutti i benefici, anche immunologici, dell’allattamento materno, lo ha recentemente raccomandato anche per le mamme positive”. “Da diversi anni - aggiunge David Lembo, direttore del laboratorio universitario di virologia molecolare del dipartimento scienze cliniche e biologiche - stiamo studiando le proprietà antivirali del latte materno e abbiamo identificato nuovi componenti attivi che potrebbero proteggere il lattante dalle infezioni virali. Anche per questo motivo, salvo poche eccezioni, l’allattamento al seno è una risorsa importante per la salute del neonato".

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