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Chieri, Paola Artoni è il nuovo direttore della Medicina Interna dell’Ospedale Maggiore

Ha iniziato la sua carriera professionale all’allora Usl 40 di Ivrea nel 1990 per poi passare ad Alba, Pinerolo e al Maria Vittoria. Nel 1995 è arrivata all’Asl TO 5

Da giovedì 1 settembre 2022 la dottoressa Paola Daniela Artoni è il nuovo direttore della struttura di medicina Interna dell’Ospedale Maggiore di Chieri. Torinese, 59 anni, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso Università degli Studi di Torino con una tesi “Individuazione dei soggetti ipertesi e controllo dell’ipertensione nella Ussl n. 43”. Sempre all’Università di Torino ha conseguito la specializzazione in medicina d’urgenza. Ha iniziato la sua carriera professionale all’allora Usl 40 di Ivrea nel 1990 per poi passare ad Alba, Pinerolo e al Maria Vittoria. Nel 1995 è arrivata all’Asl TO 5, dove, dopo un breve trasferimento all’Asl TO4 nel 1996, ha sempre continuato la sua attività tra Chieri e Moncalieri dove ha ricoperto, tra i numerosi incarichi quello di Responsabile della Struttura a valenza dipartimentale Pneumologia, afferente al Dipartimento di Area Medica.

"La stabilità del nostro sistema sanitario e, in particolare quello aziendale, passa attraverso la stabilità e la competenza del nostro personale – ha detto il direttore generale Angelo Pescarmona -. La dottoressa Paola Artoni ha un’ottima conoscenza della nostra realtà aziendale e territoriale. La sua competenza, unita a quella di un ottimo lavoro di squadra mostrato fino ad ora, ci consentirà di lavorare con maggiore tranquillità in un’area particolarmente colpita del Covid. A lei e al suo gruppo gli auguri di buon lavoro".

Gli obiettivi della dottoressa Artoni

“In primo luogo quello di Tutelare/difendere il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) che ha risposto con coraggio alla pandemia COVID ed è la difesa fondamentale della nostra salute, ma che ha rivelato anche alcune fragilità. A livello nostro di ospedale di Chieri e di Asl TO5 questo vuol dire poter disporre di risorse adeguate, ma anche impegnarsi per evitare sprechi a livello di sistema e facendo le cose giuste al momento giusto (quello che si chiama appropriatezza). Così qualche volta bisogna essere molto intraprendenti e tempestivi con esami e interventi terapeutici; altre volte bisogna evitare gli accanimenti o evitare di  prescrivere accertamenti  che non  avrebbero ricadute utili per il paziente e anzi potrebbero nuocere (ad esempio eccesso di esami radiologici), essere rispettosi della parabola di vita dei nostri pazienti”.

Puntare all'eccellenza è un altro dei  punti cardine. “In tutti i casi io e il mio gruppo di lavoro vogliamo impegnarci per raggiungere e garantire l'eccellenza nell'assistenza e cura ai nostri malati. L'eccellenza in Medicina non è solo il trapianto di organi o la tecnologia superspecialistica che si rende necessaria su alcuni pazienti. Eccellenza è anche saper rispondere nel migliore dei modi ai bisogni di salute nelle patologie più frequenti, nel paziente con malattie croniche che si riacutizzano, nel pluripatologico anziano”.  

Altro obiettivo di squadra è quello di spendersi per l'equità nella salute. “Io e il mio gruppo di lavoro crediamo  e ci spendiamo  per l’equità nella salute. Questo per noi vuol dire da un lato proteggere le persone che necessitano di ricovero, dall'altro farci carico del percorso del paziente. Durante la pandemia  COVID, che ci ha impegnato strenuamente, con le sofferenze e l'isolamento dei malati in ospedale, curarli non ha solo voluto dire fare tutto il necessario al miglior livello medico possibile ad esempio con la nostra area sub-intensiva, ma anche appunto proteggere i nostri malati e rimediare per quanto possibile con telefonate, dialoghi, videochiamate al distacco dai loro cari. Farsi carico del percorso del paziente vuol dire facilitarlo negli appuntamenti e nell'accesso ai servizi quando dobbiamo fare dei controlli dopo le dimissioni, consapevoli che alcune persone sono fragili e non possono in autonomia star dietro a tutte le necessità”.

Infine è quanto mai importante, soprattutto con le esperienze di questi ultimi due anni, sviluppare il collegamento con i medici di famiglia e la rete dei servizi. “Avere uno stretto collegamento con il territorio e con i medici di famiglia  è un ingrediente fondamentale per la cura del paziente, così come sviluppare sempre di più la rete per avere consulti od effettuare esami in altre sedi appropriate in caso di necessità. L’impegno è quindi di  lavorare per rendere sempre più efficiente ed efficace il nostro servizio in stretto collegamento con il territorio, i familiari, gli altri servizi specialistici interni all’ospedale e le sedi ospedaliere di riferimento per le alte specialità. Il servizio di cura spesso è molto complesso e a volte qualcosa può non funzionare in modo ottimale nella comunicazione, ma darò e daremo completa disponibilità per migliorare il passaggio di informazioni e collaborare con i familiari e il caregiver. Noi i pazienti e i parenti siamo tutti dalla stessa parte!”.

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