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Il crocifisso in Sala Rossa imbarazza il centrosinistra: Silvio Viale entra in sciopero della fame

Da vent'anni il consigliere radicale si batte perché quel simbolo religioso venga rimosso dall'aula del consiglio comunale di Torino

Ormai è una questione politica. Quella del crocifisso in Sala Rossa sta assumendo a tutti gli effetti i contorni di un vero e proprio caso politico che potrebbe creare imbarazzo alla maggioranza di centrosinistra in consiglio comunale. Sulla carta laica. Da ieri - lunedì 15 maggio - Silvio Viale ha deciso di sfoderare una delle armi che fanno più rumore in politica, lo sciopero della fame. E qualcuno non ha mancato di tacciarlo di protagonismo sostenendo che è solamente l'ultimo modo che ha trovato per farsi pubblicità. 

Guardando però indietro di 20anni è facile capire che non si tratta di una semplice boutade. La prima volta che Viale sollevò la questione era da poco iniziato il nuovo millennio: "La prima volta fu a fine era Castellani. Si trattò di una chiacchierata dietro le quinte con una giornalista che diventò un tema nazionale, il titolo era 'Cristo scomodo in Sala Rossa'. All'epoca passò la tesi del sindaco, che sosteneva che una cosa era mettere il crocifisso, altra era toglierlo", spiega Viale, "La seconda volta che sollevai la questione fu nel 2013 con Fassino sindaco, quando feci una delibera di modifica del regolamento, all'epoca ero vicecapogruppo del PD. Votammo e in 25 si schierarono contro: tutto il centrodestra, un pezzo del Partito Democratico e i Moderati". 

Perché sollevare nuovamente la questione? "Lo avevo detto durante la campagna elettorale che avrei proposto di togliere il crocifisso dalla Sala Rossa, ho aspettato un po' e adesso ho presentato la delibera di modifica del regolamento del consiglio comunale mettendo nel testo anche la rimozione". 

Perché è così importante togliere il crocifisso? "Perché è un simbolo. È davvero il simbolo di una religione, il simbolo del Concordato. Di quella che noi riteniamo da sempre l'oppressione religiosa sulla laicità e sulle leggi. Ancora oggi gran parte delle leggi in Italia hanno un'influenza da parte della religione cattolica diretta e indiretta. In tutti i partiti c'è ancora chi si genuflette. C'è chi brandisce il crocifisso contro le leggi dello Stato o lo bacia in pubblico, vedi Salvini; e chi invece mostra politicamente imbarazzo perché è difficile spiegare alla zia che va in chiesa quello che stai facendo. È il caso del PD e di altri partiti".

Una sorta di sudditanza? "Politicamente il fatto è che su questo tema c'è un freno perché ogni volta che si affronta una questione sulla religione cattolica c'è questa sudditanza non richiesta. La chiesa torinese qui sarebbe venuta oggi. Io sogno il giorno in cui la chiesa cattolica dirà 'me lo prendo'. Sogno il giorno in cui diranno 'volete la stanza senza simboli religiosi? Ok, il nostro lo togliamo perché, pur ritenendo che non sia improprio lì, per rispetto lo togliamo'. Io mi aspetto che dicano questo"

Oggi - martedì 16 maggio - la conferenza dei capigruppo del consiglio comunale di Torino avrebbe dovuto audire il rappresentante del vescovo sulla proposta di togliere il crocifisso dalla Sala Rossa, ma l'audizione è stata sospesa e forse verrà ricalendarizzata il prossimo venerdì. Questo per evitare, dice Viale, "imbarazzo non nella curia, ma in alcuni consiglieri comunali". 

"Il Comune rifletta sul fatto che aver annullato questa audizione è stato un atto contro ogni principio di laicità e indipendenza della Città. Io mi aspetto che sia la chiesa a fare una riflessione di questo tipo e riconosca che in quella sala è più opportuno che il crocifisso non ci sia", conclude Viale. 

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