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Martedì, 19 Marzo 2024
Politica

La Regione Piemonte contro il decreto Sicurezza del Governo: si valuta il ricorso

E i sindaci valsusini si preparano a scendere in piazza

Mentre la Regione Piemonte sta valutando il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Sicurezza del Governo, anche i sindaci della Valsusa si preparano a scendere in strada per manifestare il loro dissenso. Si sta infatti facendo strada  l’ipotesi della marcia di Valle ad Avigliana e ci sarebbe già una data: il 26 gennaio. Quel giorno amministratori e cittadini invocheranno dietro gli striscioni per invocare il rispetto dei diritti umani e di chi fugge dalle guerre e dalla miseria. In prima linea il sindaco di Susa e presidente dell'Unione dei Comuni valsusini, Sandro Plano, che qualche giorno fa ha bocciato il decreto sicurezza sottolineando però la volontà di rispettare la legge e confidando nel ricorso della Regione. 

Un decreto contro la legge anti discriminazioni

Il decreto del Governo va in direzione opposta alla legge piemontese approvata contro ogni forma di discriminazione e per la parità di trattamento nelle materie di competenza regionale (L.R. n.5 del 23 marzo 2016), che applica invece i principi costituzionali, permettendo di garantire tutele indispensabili in particolare ai soggetti più deboli. "Non possiamo stare a guardare - ha detto il presidente della Regione Sergio Chiamparino - come se non stesse accadendo nulla. Stiamo dunque valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione, direttamente o come tramite dei Comuni, alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo".

Il messaggio di Nosiglia

Nel frattempo l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha dichiarato - in occasione della Festa dei Popoli - la disponibilità della chiesa ad accogliere alcuni dei migranti a bordo delle navi Ong Sea Watch 3 e Sea Eye, che da più di due settimane sono nel Mediterraneo in attesa di poter sbarcare. "Un gesto simbolico - ha detto Nosiglia - perchè ci pare estremamente necessario, in questo momento, lanciare un segnale preciso alle autorità istituzionali italiane e degli altri Paesi europei, sul significato dell'accoglienza".

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