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Reddito di cittadinanza, l'allarme del sindacato: "A Torino, capitale degli sfratti, sarà un massacro sociale"

La denuncia dell'Unione Sindacale di Base che ha protestato a Torino come in altre 15 città italiane

"Cosa ne sarà dei percettori del reddito di cittadinanza che vivono a Torino, quella che viene definita la 'Capitale degli sfratti'?". A domandarselo sono gli attivisti dell'Unione Sindacale di Base che questa mattina - martedì 14 marzo - hanno presidiato l'ingresso del Centro per l'Impiego di via Bologna in occasione di una campagna che ha coinvolto ben 15 città italiane e che ha l'obiettivo di difendere lo strumento del reddito di cittadinanza. 

"Si calcola che in Italia saranno 70.000 coloro che perderanno il reddito e avranno forse il MIA, che però ha un valore di circa 350 euro mensili e il percettore dovrà sottostare a una serie di condizioni e patti formativi", spiega Lorenzo Montanari dell'USB torinese, "Inoltre, avendo anche tolto la clausola che impediva di dover accettare il trasferimento dalla Sicilia a Milano per mantenere il sostegno al reddito, è chiaro che sarà un massacro sociale che avrà ripercussioni su tutto il mercato del lavoro. Sì, perché crolla il pavimento sotto il quale i padroni non potevano scendere, perché c'era un reddito che forniva la stessa cifra al lavoratore". 

Chi sono le persone che si rivolgono a voi e che percepiscono il reddito? "Molti nostri iscritti che percepiscono il reddito sono per esempio studenti che durante la pandemia si sono trovati senza lavoro. Il reddito gli ha permesso di accedere all'Università e procedere con il proprio percorso di studi. Siamo in una città che è denominata la 'Capitale degli sfratti' e non è un caso il reddito avesse una sua funzione rispetto all'integrazione degli affitti, permetteva di avere un ulteriore copertura economica per pagarli". 

Ci sono anche tanti che lo percepiscono e vivono nelle case ATC: "Tanti percettori vivono nelle case popolari, magari in famiglie numerose dove pochi riescono a trovare un lavoro, la maggioranza attraverso agenzie interinali o con un contratto di apprendistato per cui non hanno un salario pieno e devono fare fronte a tante spese". 

Dal vostro osservatorio registrate una Torino più povera? "Se calcoliamo che dalla pandemia a oggi si parla di un aumento del 10% degli affitti, vuol dire che c'è un problema alla base non solo rispetto alla condizione abitativa di Torino, ma anche rispetto ai salari. È una città che dopo la Fiat non ha più avuto alcun tipo di sbocco, non c'è un progetto per il dopo. La Torino pirotecnica della cultura è fuffa, perché se poi andiamo a vedere quali sono le condizioni di lavoro di questi lavoratori che operano nei settori sui quali questa città vuole puntare, è chiaro che o si risolvono i loro problemi o sarà un ulteriore massacro sociale". 

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