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Eroi dimenticati: in Piemonte a rischio licenziamento migliaia di infermieri e oss

Su 5.700 precari solo 1.136 possono sperare nella stabilizzazione

Li hanno chiamati eroi perché erano in prima linea nel momento più difficile della storia moderna, ma adesso il loro futuro è in bilico. Sono i tanti infermieri e operatori socio sanitari che in Piemonte negli ultimi due anni hanno dovuto combattere in prima linea la battaglia più difficile, quella contro il covid, e che adesso rischiano di rimanere senza un contratto di lavoro. Nella nostra regione sono 5.700 i precari della sanità, di questi solo per 1.136 c'è la speranza di essere assunti in pianta stabile; per tutti gli altri il termine ultimo potrebbe essere il prossimo 30 giugno. 

A lanciare l'allarme sono i sindacati della sanità piemontese che hanno indetto per il prossimo 21 aprile, giovedì, alle 9.30 una manifestazione davanti al consiglio regionale piemontese. Cgil, Cisl e Uil hanno chiamato a raccolta tutti i lavoratori perché "le conseguenze delle mancate stabilizzazioni", scrivono in una nota, "ricadrebbero pesantemente su lavoratori, pensionati e cittadini tutti". 

I numeri di quella che potrebbe essere una vera e propria crisi del settore sono drammatici. "I precari con contratti di lavoro flessibili sono 5.700, di questi 1.136 hanno i requisiti previsti dalla finanziaria per essere stabilizzati, ma senza l'aumento dei tetti di spesa più del 50% dei 1.136 non verrebbero stabilizzati. Inoltre il 70% dei 5.700 a giugno non vedrebbe il proprio contratto rinnovato". A scattare questa fotografia è Massimo Esposto della Cgil. 

La situazione però in qualche modo potrebbe essere risolta se la Regione Piemonte prendesse in considerazione la possibilità di adottare il decreto Calabria: "Il decreto Calabria dà la possibilità alle singole regioni di poter derogare ai vincoli assunzionali", continua il sindacalista, "vuol dire aumentare del 10% il potere assunzionale delle aziende che per la Regione Piemonte vale 58 milioni di euro. Il Piemonte non vuole percorrere questa strada perché sta facendo una valutazione ragionieristica di bilancio: il bilancio della Sanità vale 9 miliardi di euro e 58 milioni sarebbero una goccia nel mare". 

In totale oltre 4.500 persone da qui a fine anno potrebbero rischiare di vedersi non rinnovato il contratto a fronte di liste d'attesa da smaltire, nuove strutture da avviare e il covid che rimane pur sempre un'incognita. 

"Personalmente quel che mi spaventa di più sono i numeri della pandemia che ancora oggi persistono", spiega Alessandro Bertaina della Cisl, "Questa è una valutazione da fare. La preoccupazione è che con questi numeri sicuramente intorno a ottobre e novembre potremmo avere ancora più contagi. Vorrebbe dire compiere l'errore degli ultimi anni: reperire personale in modalità di urgenza cercando figure, quali infermieri e oss, che sono difficilissimi da reperire. Rinunciare alla stabilizzazione sarebbe gravissimo perché a novembre se li contenderebbero altre realtà". Come la Lombardia che propone condizioni più allettanti. 

Senza contare le Case della Salute che rischiano di essere scatole vuote: "Attraverso il PNRR si sta discutendo delle Case della Salute e della territorialità, benissimo, ma resta il fatto che a oggi rischiano di essere scatole vuote perché non siamo in grado con le attuali dotazioni organiche di dar seguito a questi progetti", conclude Antonio Di Capua della Uil, "La stabilizzazione è un diritto sacrosanto dei lavoratori che in due anni di pandemia hanno tenuto in piedi il sistema. Se questo non avverrà si rischia di mettere in discussione anche l'erogazione di tutta una serie di servizi". 

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