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Polemica dehors, Appendino e Sacco: "Il nuovo regolamento serve solo a fare ordine"

Gli esercenti accusano l'amministrazione di volerli metterli in difficoltà

Non si placa il malcontento degli esercenti dei locali torinesi con l'entrata in vigore dal 1° gennaio del nuovo regolamento comunale in merito all'allestimento dei dehors. Secondo la nuova normativa comunale infatti, a seguito di una verifica da cui è risultato che su 2mila allestimenti, uno su quattro era irregolare, solo tre tipi di strutture sono ammesse e considerate "in regola". Gli esercenti possono allestire  padiglioni chiusi su tutti i lati - ma sono vietati in centro città salvo qualche eccezione -; soli ombrelloni, tavoli e sedie, quindi senza pareti, e strutture con un lato aperto. Poco da fare o da protestare quindi: chi non è in regola, deve provvedere. 

E l'assessore al Commercio Alberto Sacco respinge le accuse degli esercenti:

"Molti di coloro che si lamentano in questi giorni, sono gli stessi che anni addietro hanno avuto strutture non conformi alle regole e nonostante i solleciti, non hanno fatto nulla per rimediare alla situazione. Il problema non è certo il regolamento nuovo, che semmai ha il compito di riportare ordine laddove regnava il caos più totale". 

Lo stesso ribadisce la sindaca Chiara Appendino in un post su Facebook, sottolineando che il documento approvato è nato per fare chiarezza sulle tipologie delle varie strutture che negli anni a Torino, hanno dominato piazze e vie, che dovevano nascere come padiglioni aperti ma che nel tempo sono diventati "catafalchi" chiusi, "riscaldati in inverno e rinfrescati in estate. A tutti gli effetti prosecuzioni dei locali principali. Altro che dehor". 

E la prima cittadina sottolinea che a questo punto si trattava di

"concorrenza sleale". Un vero e proprio insulto ai tantissimi commercianti onesti che si sono sempre attenuti alle regole, nell’interesse di tutta la Città. E a cui va il nostro ringraziamento.Poi è anche, banalmente, una questione economica. Quello su cui viene svolta l’attività dei dehor è suolo pubblico. Di tutti. I dehor prevedono il pagamento di quel suolo pubblico per l’utilizzo previsto. Se poi invece l’utilizzo cambia e gli spazi diventano a tutti gli effetti una prosecuzione dei locali principali, allora si sta utilizzando il suolo pubblico per interessi privati. Non è accettabile".

La Città dunque ha cercato di superare la situazione di impasse: sono stati mandati diversi avvisi agli esercenti con tanto di sollecito a mettersi in regola. Avvisi che in tanti casi non sono stati presi in considerazione, da qui l'azione del Comune che è stato costretto a intervenire e anche a redarre un nuovo regolamento. 

Pertanto, davanti alle lamentele e alle proteste degli esercenti dei locali che accusano l'amministrazione di averli messi in difficoltà, la sindaca replica:

"Noi siamo per la massima tutela di tutta la comunità, di cui, senza dubbio, fanno parte bar, ristoranti, chioschi. Che hanno, tra gli altri, il preziosissimo ruolo di presìdi del territorio e di elementi qualitativi. È pura follia pensare che un’Amministrazione - qualsiasi Amministrazione, in qualsiasi Città - voglia operare contro il loro interesse o contro la loro tutela".

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