Paolo Damilano lascia il centrodestra: "Non seguo la deriva populista"
Gli alleati lo hanno definito ingrato e irriconoscente
Paolo Damilano è uomo concreto e pragmatico, e lo ha dimostrato durante la campagna elettorale dello scorso anno quando da solo è stato in grado di caricarsi sulle spalle il centrodestra torinese portandolo fino al ballottaggio contro Stefano Lo Russo. Un centrodestra che all'epoca, anche grazie allo stesso Damilano, dava ancora una parvenza di unità, ma che oggi scricchiola come non mai.
È per questo che a poco più di sette mesi dalle elezioni comunali di Torino, Paolo Damilano ha deciso di abbandonare quelli che all'epoca furono i suoi alleati. Alla base delle decisione i contrasti interni a una coalizione che giorno dopo giorno sembra sempre più in crisi a livello locale e a livello nazionale. "Torino Bellissima prosegue autonomamente. Non è interessata a derive populiste improvvisate, comprese quelle che affliggono parte di questo centrodestra", scrive Damilano in una nota e se ne va.
Il centrodestra torinese in Sala Rossa perde dunque un pezzo, quello più corposo. Torino Bellissima infatti alle scorse elezioni comunali di ottobre era risultata la lista più votata eleggendo 5 consiglieri comunali contro i tre di Lega e Fratelli d'Italia e i due di Forza Italia.
La decisione di Damilano è motivata nel dettaglio. L'imprenditore ed ex candidato alle comunali racconta di un centrodestra in difficoltà a mettersi d'accordo anche durante la campagna elettorale dello scorso anno su temi importanti come vaccini, green pass e diritti; evidenzia la disunità nella scelta del Presidente della Repubblica e sulla politica estera. "Serve innanzitutto serietà ed è per questo che Torino Bellissima non seguirà alcuna deriva populista, compresa quella che purtroppo oggi affligge parte di questo centrodestra", conclude Damilano, "ma proseguirà autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese, in attesa di capire quali saranno le evoluzioni politiche dei prossimi mesi".
Le reazioni
Parole quelle di Damilano che scatenano un terremoto nel centrodestra che si spacca anche in questo caso tra chi lo attacca e chi lo sostiene: "Se Damilano aveva dei dubbi sulla direzione che il centrodestra ha intrapreso, bastava una telefonata. Invece non lo vedo da nove mesi e, sinceramente, trovo le sue critiche inaccettabili", dice il coordinatore regionale di Forza Italia, Paolo Zangrillo. "La riconoscenza è sempre la virtù del giorno prima", commenta Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera."L'uscita di Paolo Damilano dal centrodestra si commenta da sola come un gesto di ingratitudine nei confronti della Lega che, fin da subito, gli ha offerto appoggio leale e concreto", spiega il segretario provinciale della Lega, Alessandro Benvenuto.
Dalla parte dell'ex candidato sindaco invece ci sono i volti liberali del centrodestra: "A Paolo posso dire con una punta di commozione: benvenuto nell'area dei liberali, europeisti e atlantisti, cioè nell'area che ha fatto la storia dell'Italia e costruito il destino di democrazia e libertà, di benessere e di crescita", dice Osvaldo Napoli di Azione. Dello stesso tono il messaggio di Daniela Ruffino, parlamentare anch'essa di Azione: "Nessuno stupore per la decisione di lasciare il centrodestra anzi, un atto di coraggio e coerenza per difendere la sua identità già chiara nel momento della candidatura a sindaco". Plausi anche da Silvia Fregolent di Italia Viva e da Mino Giachino, leader dell'associazione Si Tav Si Lavoro, che definisce Damilano "una grande risorsa per il rilancio di Torino e del Piemonte".
I segnali della rottura
L'addio di Damilano al centrodestra è solo l'ultimo segnale della crisi di quell'area politica a Torino e in Piemonte. Nei mesi scorsi anche in consiglio regionale si era potuta registrare una rottura all'interno della coalizione che regge il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, in occasione dell'elezione per il rinnovo dell'ufficio di presidenza quando Fratelli d'Italia definì il numero uno della giunta regionale un opossum.