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Elezioni Regionali Piemonte

Enrico Costa: intervista al candidato Presidente della Regione Piemonte

Enrico Costa è sostenuto da Nuovo Centrodestra e dall'Unione di Centro. Il suo punto cardine si basa sulla riduzione delle spese e degli sprechi, per poter valorizzare le attività dei cittadini

Enrico Costa, nato a Cuneo nel 1969, è il nome su cui ha puntato il Nuovo Centrodestra come candidato per la presidenza della Regione Piemonte. Avvocato di professione, Costa fa parte del mondo politico ormai da molti anni e all'attivo ha già tre legislatura come deputato. In Piemonte il candidato per la Regione è anche coordinatore regionale.

Oltre al Nuovo Centrodestra anche l'Unione di Centro supporta Enrico Costa presidente.

Salve Enrico Costa. La campagna elettorale delle prime elezioni anticipate in Piemonte è giunta alla sua conclusione. Come sono andate queste intense settimane e come ha risposto la gente?
La campagna elettorale è stata una fra le più brevi, a mia memoria. Ho cercato, come sempre, di privilegiare il contatto diretto coi cittadini, organizzando numerosissimi incontri sul territorio, soprattutto nei paesi più piccoli. La gente è sfiduciata in generale, anche nei confronti della politica. Come ha detto Angelino Alfano, solo la buona politica può fare da contraltare all'antipolitica: i piemontesi hanno l'occasione per portare la buona politica al governo della Regione.

Ha trovato i cittadini stanchi della politica regionale, o ci credono ancora?
La Regione è troppo ingombrante, in termini burocratici. Dobbiamo, necessariamente, metterla a 'dieta', a partire dall'abrogazione delle norme inutili e dalla chiusura di decine di società partecipate. I cittadini non comprendono il perché di tanta ingordigia e volontà di controllo in settori che non sono di stretta pertinenza regionale. La mia candidatura serve a riportare al centro del dibattito questi temi, con la volontà di portare avanti queste istanze chiunque sarà a governare il Piemonte dal 25 maggio.

Qual è il settore su cui si è fatto poco fino ad oggi in Piemonte e quale invece quello su cui puntare dal giorno dopo le elezioni?
Due lati della stessa medaglia. L'internazionalizzazione del Piemonte non è stata seguita a sufficienza. Non si tratta di aprire sedi a Bruxelles o in giro per l'Europa, si tratta di dare alla Regione una precisa politica economica che privilegi gli investimenti stranieri. L'Expo può essere parte di questa politica, così come il TAV, piuttosto che la realizzazione - nel sud della Regione - delle piattaforme logistiche con funzioni di retroporto della Liguria.

Il punto cardine del suo programma elettorale?
Ridurre, ridurre, ridurre. Ridurre le spese, eliminare gli sprechi, far tornare la Regione alla sua funzione originaria: un Ente che promulga leggi valide sul suo territorio, che non sia d'intralcio all'attività dei cittadini, dei professionisti e degli imprenditori. Che sappia tutelare le proprie peculiarità, valorizzarne la corretta fruizione. Che intervenga, in ambito economico-sociale, attraverso una 'moral suasion' degli Enti privati, affinché tutti remino nella stessa direzione.

Venendo al 25 maggio, ci potranno essere sorprese?
L'alleanza NCD-UDC sarà la vera sorpresa, delle elezioni regionali e di quelle europee. Il Nostro scopo è costruire la casa dei moderati ed il primo passo è stato compiuto, riportando nell'alveo del centrodestra l'UDC. Ora non resta che far valere la nostra voce sia in Europa sia nelle regioni nelle quali si vota. Sono certo che i cittadini ci daranno fiducia, intravedendo quello che è un percorso di crescita, fatto con serietà.

L'astensionismo nelle ultime elezioni è stato in crescita. Lanci un appello. Perché i piemontesi dovrebbero andare a votare?
Sappiamo bene la difficoltà che la gente, oggi, prova quando rivolge il proprio pensiero alla politica. Queste elezioni, anche perché arrivate improvvise, possono essere il primo passo di un nuovo cammino, un cammino che possa ricostruire la fiducia fra eletti ed elettori: possiamo essere un esempio a livello nazionale, per questo il mio appello è ad andare a votare. Solo così la Regione potrà essere legittimata, anche ai tavoli di Governo, a rappresentare gli interessi di tutti noi.

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