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Primo confronto tra candidati sindaco: Lo Russo veterano, Sganga emozionata e Damilano visionario

Pagelle semiserie dal faccia a faccia

Termina senza troppi squilli di tromba, ma con alcuni slanci interessanti e divertenti il primo confronto pubblico tra i principali candidati alla carica di sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo (centrosinistra), Paolo Damilano (centrodestra) e Valentina Sganga (Movimento 5 Stelle). Non volano gli stracci - seppur più volte il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, abbia invitato i tre a confrontarsi anche in modo acceso - e vince soprattutto la tensione. 

Al fischio finale dell'incontro - alle 19.30 di martedì 7 settembre - sono poche le novità che conosciamo rispetto a due ore prima, ma su alcuni punti c'è un po' di chiarezza in più. Sul ballottaggio per esempio Stefano Lo Russo sorprende tutti con il suo pragmatismo e ammette che lui tra Sganga e Damilano voterebbe la prima; Damilano invece sembra rassegnato a dover fare i conti con un'alleanza non scritta tra centosinistra e Movimento 5 Stelle; mentre la Sganga prima ripete il mantra degli ultimi mesi - "Conte e Appendino hanno cercato l'intesa, ma non è stata fatta" - per poi lasciare in sospeso un "a meno che in quei quindici giorni...". Una porta aperta grande quanto un portone. 

Valentina Sganga ci mette un po' a rompere il ghiaccio, ma poi ci riesce e comincia a elencare tutti gli obiettivi raggiunti dall'amministrazione Appendino. È il primo confronto e l'emozione ha la meglio. È chiarissima quando si dice contraria alla TAV, ma poi ammette che l'opera si farà e che il sindaco di Torino non ne può nulla. Difende la vocazione ambientale della sua coalizione e torna più volte sul tema della mobilità sostenibile. Recrimina invece contro il centrosinistra quando ricorda il debito che i 5 Stelle hanno trovato in Comune nel 2016. Ci saranno altre occasioni per tracciare in modo più nitido la sua visione della Torino che dovrebbe essere.   

Sembra invece fin troppo a suo agio Stefano Lo Russo, il candidato del centrosinistra, che fa valere la sua esperienza politica e amministrativa. Da fantasista il tocco con il quale cerca di intestare al centrosinistra l'assegnazione a Torino delle ATP Finals. Per il resto si fa trovare pronto alle domande che gli vengono poste e scalpita sulla sedia per tutto il tempo pronto a punzecchiare i suoi avversari ai quali non risparmia neppure un colpo. Da buon cattolico chiude in modo ecumenico invitando i suoi avversari a collaborare chiuque sia il prossimo sindaco della Città. 

Se Valentina Sganga non riesce a far trapelare la sua visione della Torino del futuro, Paolo Damilano invece di visione ne ha da vendere. Più volte vengono ricordate alcune sue proposte: la chiusura di Porta Nuova o la realizzazione di un tunnel sotto il Po. Pilastro della sua narrazione la ricostruzione dopo il covid grazie ai progetti del PNRR. Poi cita Steve Jobs quando dice che bisogna essere affamati e folli. Rimarrà però agli annali la sua prestazione per il passaggio sul tartufo e il barolo: "Gli immigrati che vengono a torino se si integrano sono i primi ad assaggiare Barolo e tartufo". Da verificare facendo un giro a Porta Palazzo. 

Infine l'unica notizia della serata: rispondendo a una domanda sui suoi conflitti di interessi Paolo Damilano ha annunciato di essersi dimesso da ogni ruolo all'interno delle aziende di famiglia. 

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