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Elezioni comunali 2021 Centro / Piazza Palazzo di Città, 1

Dall'uno vale uno al tutti contro tutti: così il Movimento 5 Stelle a Torino rischia di non contare più nulla

Dai 24 consiglieri del 2016 ai 2 (forse 3) eletti adesso e senza una guida politica

Dall'uno vale uno al tutti contro tutti. A Torino il Movimento 5 Stelle dopo essere stato messo alla prova dai cittadini che lo hanno premiato alle comunali del 2016, ha ciccato l'esame più importante: quello di politica. Liti, fughe in avanti, contrapposizioni e nessun leader riconosciuto, rendono quello che dovrebbe essere uno dei principali partiti italiani una scatola vuota che non è in grado di fornire alcuna visione per il futuro ai suoi elettori. 

Sì, perché - cercando di andare oltre alla mera indicazione di voto per il ballottaggio del prossimo 17 e 18 ottobre - quel che non si vede nel Movimento 5 Stelle di Torino è una visione chiara su quello che sarà il futuro politico del partito. Se prima delle elezioni comunali la strada sembrava quella di un'alleanza progressista con il centrosinistra, oggi quel percorso sembra essere non più percorribile.  

A sbarrarlo le posizioni e contraddizioni di chi ha lavorato tanto per la città e meno per la crescita politica del Movimento 5 Stelle. Come potranno PD e 5 Stelle aprire un dialogo - come auspicato da Giuseppe Conte ed Enrico Letta - se chi guida i grillini torinesi ha equiparato centrodestra e centrosinistra? Perché battersi tanto - e rimpiangerla pubblicamente - per creare un'alleanza elettorale se poi il Partito Democratico viene etichettato come un acerrimo avversario? Si può pensare di allearsi a livello nazionale se non si apre un dialogo a livello locale? 

Domande alle quali dovrebbe cercare una risposta in primis il Movimento 5 Stelle stesso perché da martedì prossimo, qualunque sia il risultato del ballottaggio, il partito di Conte rischia di vedere notevolmente depotenziato il proprio peso politico e di conseguenza la capacità di incidere anche sulle politiche che riguardano i temi cari ad attivisti ed elettori. Il peso in Sala Rossa della compagine grillina passerà dai 24 consiglieri del 2016 a 2 - nel caso vincesse Paolo Damilano - o 3 - nel caso vincesse Stefano Lo Russo.  

Una storia che è già stata scritta, ma con altri protagonisti. Il percorso che sta facendo il Movimento 5 Stelle torinese ricorda quello che anni fa fecero i partiti della sinistra italiana che dallo smembramento del PCI fecero nascere quella galassia di micropartiti che oggi compone il panorama della sinistra radicale. In ogni caso le risposte da parte del Movimento 5 Stelle arriveranno solo quando la guerra interna troverà un vincitore che però dovrà ricominciare tutto da capo facendo un balzo all'indietro al 2016. 

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