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Juri Bossuto, il comunista che ha scelto il Movimento 5 Stelle: "La sinistra a Torino ha sbagliato tutto"

È candidato presidente alla Circoscrizione 2

Juri Bossuto non è un politico qualunque ed è per questo che la sua scelta di accettare la candidatura a presidente della Circoscrizione 2 per il Movimento 5 Stelle ha fatto discutere parecchio. Bossuto è uno dei volti storici della sinistra radicale torinese, quello che viene definito un comunista: è stato presidente della Circoscrizione 2 dal 2001 al 2006; poi consigliere regionale per rifondazione comunista durante la legislatura Bresso fino al 2010; ed è stato consigliere di circoscrizione, sempre alla 2, dal 2016 al 2021. 

È per questo che non tutti, tra i suoi ex compagni, hanno compreso la scelta che ha fatto, ma per lui non c'era altra via per dare senso a un nuovo percorso politico: "La coalizione per la quale mi candido è un ampio campo progressista che raccoglie anche una componente di sinistra radicale come la mia. Nella sinistra radicale c'è chi ha reagito male alla mia candidatura, ma invece per tanti altri l'idea di allargare gli orizzonti e provare a fare politica anche con forze simili, ma allo stesso tempo differenti è visto come un atto positivo".

Cosa non aveva il centrosinistra che ha questa coalizione? "Il centrosinistra non ha nulla. È una storia dalla quale non impara, non riesce a comprendere che si deve fare un salto di qualità. Non si può essere solo potere o visioni confuse. In quartiere molte battaglie per la sanità pubblica o la laicità le ho condivise con il Movimento 5 Stelle, dove ho trovato degli alleati. Non li ho trovati di certo nel centrosinistra che ha addirittura privatizzato i servizi sociali, che non ha avuto idee e neppure durante il lockdown ha avuto attenzioni per i problemi reali della gente". 

Bossuto dunque dice di aver dovuto scegliere tra due sinistre che hanno intrapreso strade opposte: "La scelta era tra una sinistra nella quale ho militato che però ha rinunciato a fare politica e che è asservita su una visione tradizionale che non fa i conti con la realtà, che non vuol dire cambiare idea ma usare strumenti diversi. Oppure tra un'altra sinistra che riesce solo ad appiattirsi su un PD che è cieco".

Ha idea se una parte della sinistra radicale le verrà dietro? "Penso di sì perché la reazione che ho avuto è stata animosa da parte di alcuni esponenti, ma ho avuto anche solidarietà da parte di altri. Ci sono poi alcuni, anche più radicali di me, che condividono il progetto. A Torino è da anni che assistiamo a divisioni sulle alleanze con il PD, ma a questo punto è necessario fare un salto diverso portando su posizioni diverse realtà che sono nate in seno a noi. Ad alcuni è sfuggito che il Movimento 5 Stelle è un fenomeno che abbiamo creato noi".

L'operazione che avete fatto alla Circoscrizione 2 crede che avreste potuto farla anche a livello comunale con una lista progressista di sinistra? "Si poteva fare e non si è fatta per assenza di coraggio. Non c'è il coraggio di rischiare, magari perdere, ma dopo aver rischiato. Si ha paura di perdere la purezza, un posto in consiglio comunale o il premio di maggioranza. Questo alla fine rischia di avvantaggiare la destra e Damilano, quelle realtà che, più squallidamente, hanno più coraggio di noi. Io critico Damilano per gli interessi imprenditoriali che ha, ma alla fine ha messo insieme più realtà. La destra litiga, ma è più coesa: hanno messo insieme i radicali con gli ex fascisti. Da noi invece c'è sempre un certificato di purezza o un'adesione al PD perché sono convinti che il PD sia a sinistra, ma a Torino il PD è da anni che non è a sinistra".

Come giudica i cinque anni di Chiara Appendino? "Il Movimento 5 Stelle ha provato a dare una svolta anche politica a Torino. L'amministrazione Appendino la giudico per certi aspetti in modo positivo e per altri con qualche errore. Si è peccato un po' di ingenuità. Rimane una città che ha fatto una transizione verso qualcosa, ma non è ancora chiaro verso cosa. Questo era il momento per definire con più certezza in che modello di città si entra. Abbiamo perso un'occasione". 

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