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Quattro consiglieri regionali indagati, abiti e night nelle spese contestate

Quattro consiglieri regionali del Piemonte dovranno giustificare alla magistratura spese irregolari per quasi 270 mila euro. I quattro, raggiunti da avviso di garanzia, sono accusati di peculato

Chi pensava che l'inchiesta della magistratura sulle spese dei gruppi consiliari in Regione fosse morta lì si sbagliava di grosso. Dopo il blitz dello scorso 28 settembre, la Guardia di Finanza ieri è tornata nuovamente nella sede regionale dove lavorano i consiglieri. La novità però è un'altra: quattro di loro sono stati raggiunti da avviso di garanzia con l'accusa di peculato. Dovranno giustificare alla magistratura spese irregolari per quasi 270 mila euro.

Finiti nel ciclone delle indagini sono Michele Giovine dei "Pensionati per Cota", Maurizio Lupi dei "Verdi Verdi", Andrea Stara della lista "Insieme per Bresso" ed Eleonora Artesio della "Federazione della Sinistra Europea". Da quanto trapelato, i consiglieri avrebbero usato i fondi a disposizione dei loro gruppi consiliari per fini non legati all'attività istituzionale, dagli acquisti dal tabaccaio a quelli nei negozi di abbigliamento e di elettronica.

Michele Giovine, già condannato a maggio per la vicenda delle firme false nelle ultime elezioni regionali, dovrà giustificare circa 120 mila euro. Non solo. Dai conti mancherebbero giustificativi per 80 mila euro, mentre tra le spese documentate da scontrini figurano 16 mila euro per ristoranti e nightclub, 7.600 per abbigliamento e altrettanti per tabacchi, giocattoli e ferramenta, 2.500 per spettacoli, inclusi biglietti per lo stadio. Stara dovrà spiegae circa 60 mila euro invece. Anche per lui ci sono alcune contestazioni, tra cui quattromila euro per un tagliaerba, una sega circolare e un frigorifero.

Ad Artesio, assessore nella precedente Giunta, sono contestate spese sui 12 mila euro, quasi tutti per trasporti e pasti. Infine c'è Lupi che dovrà giustificare poco meno di 75 mila euro. Quest'ultimo ha spiegato che "si tratta di voci tradizionalmente parte di quelle riconosciute per l'attività dei gruppi". E il materiale elettronico, dice, "fa parte dei beni che a fine legislatura restano di proprietà della Regione". Il consigliere Giovine, a cui è stata perquisita anche l'abitazione, ha preferito non commentare.

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