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Il Comune vende il pacchetto azionario di Amiat, non mancano le polemiche

Il Consiglio ha approvato la vendita del 31% delle azioni Amiat. Tuttavia esistono pareri contrari che accusano la Giunta comunale di voler esclusivamente "fare cassa"

Tempi duri per il Comune di Torino. Il Consiglio, con 24 voti favorevoli e 5 contrari, ha approvato la vendita del 31% del pacchetto finanziario di Amiat. L'azienda che in città si occupa della raccolta rifiuti e dell'igiene ambientale, appartiene per il 51% a Fct (Finanziaria Città di Torino) mentre il restante 49%, è stato ceduto nel 2012 a Iren: alla scadenza del contratto di servizio però questa quota tornerà al Comune, salvo il 31% di azioni che verranno appunto messe a bando e per le quali si cerca unicamente un partner finanziario. Resterebbe infatti vigente l'attuale contratto di servizio. In caso di partecipazione alla gara comunque, Iren godrà del diritto di prelazione e di un premio di maggioranza corrispondente al 10% in caso di aggiudicazione.

Nonostante l'approvazione della vendita delle azioni Amiat, qualcuno in Sala Rossa ha comunque arricciato il naso. "Ci troviamo di fronte ad una delibera particolarmente delicata - ha dichiarato Paola Ambrogio consigliere di Fratelli d'Italia - che non può non vedere coinvolte tutte le parti interessate, a partire dalle organizzazioni sindacali preoccupate per il futuro dei lavoratori. A causa della carenza di risorse pubbliche, la città ha proceduto ad una accelerazione della vendita, affatto condivisa dai sindacati e che non fornisce adeguate garanzie sul mantenimento del controllo da parte del Comune".

E' sulla stessa linea anche Silvio Magliano, vicepresidente del Consiglio Comunale: "Dopo anni in cui si sono gestiti i servizi pubblici con aziende partecipate al 100%, ora si è deciso di dismetterle, non per scelta politica - ha sottolineato -, ma per la necessità di chiudere il bilancio del Comune. Manca una visione di prospettiva". E contro la vendita di Amiat c'è anche Fabrizio Ricca della Lega Nord: "Siamo alla penultima fase della dismissione delle partecipate - ha rincarato la dose -. Al Comune è rimasto ormai poco da vendere, solo Gtt, e poi il patrimonio pubblico di Torino sarà finito".

"E' necessario sollevare il Comune dagli ingenti investimenti in programma per Amiat - ha cercato di calmare le acque Giuliana Tedesco, assessore alle aziende partecipate -. Investimenti che però sono necessari per dare all'azienda una dimensione metropolitana oltre che a ridurre l'indebitamento della Fct nei confronti della Città. Confermo poi che la governance dell'azienda rimarrà immutata: il presidente conserverà tutti i suoi poteri e i sindacati saranno tenuti in considerazione ". Il Presidente del Consiglio di amministrazione infatti, continuerà ad essere nominato dalla Città di Torino, inoltre l'assessore ha tenuto a ribadire l'esistenza di un progetto strategico da parte della Città con il quale si garantiranno prospettive di sviluppo industriale alle aziende torinesi.

E sul luogo comune secondo il quale le dismissioni servono a "fare cassa” anche il primo cittadino di Torino ha tenuto a dire la sua: "Le dismissioni fatte fino ad ora perseguono il duplice obbiettivo di liberare risorse e di avviare nuove politiche industriali - ha concluso Piero Fassino - . L’esperienza della prima fase dell’apertura di Amiat ai privati lo dimostra. La condizione di Amiat infatti è migliorata e questo impone una minima riflessione: le dismissioni hanno la capacità di attivare processi di riqualificazione della redditività e della qualità di servizio".
 

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