Automotive, dal 2035 stop a diesel, benzina e gpl: "Sarebbe l'ultimo colpo all'economia di Torino"
Perplessità da quasi tutti gli schieramenti politici
"Draghi si batta in Europa per modificare la decisione del Parlamento europeo che avrebbe come unica conseguenza di affossare il sistema automobilistico torinese e italiano con problemi di occupazione. Sarebbe l'ultimo colpo all'economia e al lavoro di Torino". A dirlo è Mino Giachino, ex sottosegretario ai trasporti del Governo Berlusconi.
Ieri, sabato 11 giugno, si è presentato davanti al Comune di Torino con un cartello in mano con su scritto 'Draghi difendi l'indotto auto in Europa'. Sì, perché in città preoccupa e non poco il voto del Parlamento europeo che mette al bando dal 2035 le automobili alimentate a benzina, diesel o gpl.
"Siamo qui per dire che quella decisione è contraddittoria", ha spiegato Giachino, "Oggi l'inquinamento è prodotto da quasi 200 milioni di auto in Europa euro 0, 1, 2, 3 e 4. Con la decisione appoggiata dal Partito Democratico quelle auto continueranno a inquinare nei prossimi anni. Al contrario noi chiediamo di stanziare da 50 a 70 miliardi di incentivi per sostituirle con automobili di ultima generazione, dando un contributo al rilancio del settore automobilistico e sostituendo un parco di auto vecchie, inquinanti e poco sicure".
Giachino non è l'unico a essere perplesso dopo il voto del Parlamento europeo. Anche lo stesso sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, qualche giorno fa si è espresso così: "Penso che le preoccupazioni siano fondate, ho un pensiero critico rispetto alla decisione presa in sede Ue: sia come sindaco, sia come docente del Politecnico, nutro fortissime perplessità per la scelta di andare così velocemente verso la sola mobilità elettrica".
Tre i principali punti critici della decisione dell'Unione europea secondo il sindaco di Torino: il problema dell'approvvigionamento della materia prima, con la scelta di una tecnologia che vede oggi la totale dipendenza dalla Cina e dal Sud Est asiatico; il tema ambientale visto che il litio deve essere estratto con costi molto rilevanti; il tema che riguarda il fine vita delle auto elettriche con la gestione della batterie esaurite.
Dello stesso tenore un altro piemontese eccellente, Gilberto Pichetto Fratin, viceministro allo Sviluppo economico, che in un'intervista a Il Giornale ha annunciato entro il 28 giugno la convocazione del Tavolo Automotive: "Guardo con preoccupazione la deriva ideologica uscita dal voto di Strasburgo", ha detto Pichetto, "una scelta a senso unico che non tiene conto dei percorsi alternativi e di quanto si sta facendo, per esempio, sul fronte dell'idrogeno e dei carburanti sintetici, considerando che il trasporto pesante non potrà basarsi solo sull'elettrico. Auspico che si arrivi a un meccanismo che scongiuri il disastro ai danni del nostro settore manifatturiero".
Non tutti però la pensano allo stesso modo. Una voce fuori dal coro è quella di Valentina Sganga, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle a Torino ed ex candidata a sindaca: "Nel nostro Paese, e nella nostra città in particolare, il quadro occupazionale legato al comparto dell'automotive versa in uno stato di crisi tale da rendere incomprensibile questa tardiva enfasi a difesa dei posti di lavoro", scrive Sganga su facebook, "Basti pensare che a Torino e provincia, negli ultimi 12 anni, secondo i dati Fiom, si sono persi 32.000 posti di lavoro (-27.2%) e hanno chiuso i battenti 370 imprese del settore metalmeccanico (-39%). Sono dati che dovrebbero indurre la classe dirigente cittadina a una severa autocritica sulla capacità di elaborare una politica industriale che sappia innovarsi rispettando parimenti i lavoratori e il Pianeta. Ci vorrebbe più senso di responsabilità da chi governa e non sono accettabili scuse una per tutte l'approvvigionamento del litio, quando per decenni si sono ignorati i legami tra il petrolio e lo scoppio di guerre nel mondo".