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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Vanchiglia / Corso Regina Margherita, 47

La versione di Askatasuna: "Hanno guardato dal buco della serratura e mistificato la realtà"

Sul tavolo intercettazioni ambientali che mettono in imbarazzo il centro sociale

"Abbiamo una storia lunga, pagata sulla nostra pelle con il sacrificio e non possono essere una manciata di frasi a definire ciò che siamo", a dirlo è Dana Lauriola, attivista No Tav e del centro sociale Askatasuna, che oggi - venerdì 15 luglio - si è fatta portavoce della 'versione' del centro sociale di corso Regina Margheria. 

'Aska' - così lo chiama chi lo frequenta o chi ne ha avuto a che fare negli anni - è finito alla ribalta delle cronache per una serie di intercettazioni ambientali che negli ultimi giorni sono state rese pubbliche. Frasi raccolte in tre anni che imbarazzano gli attivisti del centro sociale perché viene restituita all'opinione pubblica un'immagine 'immorale' dei suoi militanti. Non solo però, perché sempre sulla base di queste indagini il tribunale del riesame ha accolto in parte il ricorso presentato dalla Procura, che voleva il reato di associazione sovversiva, ma l'ha cambiato in associazione a delinquere. C'è una richiesta di 11 misure cautelari.

Due vicende che si mischiano e che sono state l'oggetto della strenua difesa pubblica di Askatasuna. Nel cortile del centro sociale oltre un centinaio di persone si sono radunate per ascoltare le parole di Dana Lauriola e degli altri militanti. Tra questi c'erano residenti del quartiere, attivisti No Tav, rappresentanti dell'ANPI, amministratori della Val Susa, ma anche volti noti come quello di Marco Grimaldi, consigliere regionale di Liberi Uguali Verdi; Alberto Perino, storico leader del Movimento No Tav; Chiara Rivetti, segretaria regionale di Anaao Assomed Piemonte. 

"È stata fatta una narrazione poliziesca guardando dal buco della serratura e che mistifica la realtà", ha esordito Dana Lauriola, "Un teorema costruito per arrestarci e per sgomberare gli spazi che in questi anni abbiamo fatto vivere". Un'operazione che secondo Askatasuna è stata portata avanti per negare autonomia politica. 

"Ci sono delle frasi spiacevoli che sono state dette", ammette Lauriola, "non erano politicamente corrette e potrebbero, se fossero la realtà di questo luogo, indicare un certo livello morale. Stiamo parlando però di migliaia di intercettazioni fatte alle sei del mattino, di notte, dopo una festa, decontestualizzate, interpretate. Non corrispondono al senso di quel che si voleva dire. È un'operazione politica perché è ovvio che se vuoi togliere agibilità a qualcuno provi a denigrarlo, umiliarlo e a farlo sembrare qualcosa di brutto e di diverso da quello che è". 

È così Askatasuna cerca di fare pesare la propria storia: "Noi abbiamo una storia lunga, pagata sulla nostra pelle con il sacrificio e non possono essere una manciata di frasi a definire ciò che siamo", continua Lauriola, "Il nostro percorso è francamente più lungo e impegnativo di una o due frasi che possono essere state dette. Una manciata di frase vengono usate per farci vedere immorali, strumentali, che usiamo i 'neri', che il neruda è un luogo per l'estorsione". 

"Per noi parla la storia, quel che facciamo, quel che abbiamo costruito, i rischi che corriamo, i prezzi che corriamo e nessuno di noi si è arricchito per l'attività politica o ha ottenuto alte cariche nelle partecipate o nelle istituzioni", ha continuato Lauriola, "Hanno controllato i nostri conti, volevano verificare che non fossimo ricchi, non hanno trovato niente. Ci sono frasi spiacevoli, ma voi immaginatevi di essere spiati per tre anni nelle vostre camere da letto, in cucina e in salotto e che le cose più brutte che avete detto vengano rese pubbliche. Noi però siamo tranquilli". 

Tutto questo dunque secondo Askatasuna sarebbe stato fatto per costruire un nemico pubblico e creare un'immagine che possa essere invisa ai più; un modo, sostengono, per ridurre anche degli spazi di azione. "Giungono voci di un vicino sgombero di questo spazio", conclude Lauriola, "Qualsiasi cosa accada continueremo a resistere e siamo orgogliosi di quel che abbiamo fatto. Le tante persone qui oggi dimostrano che siamo una comunità e non un'associazione a delinquere". 

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