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In Piemonte è scontro sull'aborto, 27 associazioni contro la Regione: "Ostacola la libertà delle donne"

L'assessore regionale Maurizio Marrone respinge le accuse

La Regione Piemonte finisce ancora una volta nell'occhio del ciclone sul tema dei diritti. Anche questa volta a essere nel mirino di chi protesta è l'assessore regionale Maurizio Marrone che avrebbe la responsabilità di non aver dato il via all'applicazione delle linee guida ministeriali per l'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico. 

Ad accusarlo sono 27 associazioni aderenti alla rete 'Più di 194 voci Torino' e Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della legge 194). Da questi è partita una diffida nei confronti della Regione Piemonte: "La Regione Piemonte non applica non solo la legge 194 ma neppure le linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine emanate dal Ministero della Salute, sulla base delle indicazioni del Consiglio superiore di Sanità e dell'Agenzia Italiana del Farmaco nell'agosto 2020", scrivono in una nota. 

"Tali linee", continuano, "prevedono il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni di gestazione, in day hospital o presso strutture ambulatoriali/consultori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati all'ospedale e autorizzati dalla Regione, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei". Secondo le associazioni la Regione "non solo non si è ancora adeguata alle nuove linee di indirizzo nazionali, ma ne ostacola l'applicazione. E, in caso di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico, continua a richiedere il ricovero sino a tre giorni".

Pronta la risposta di Maurizio Marrone: "Le associazioni femministe hanno già fatto un buco nell’acqua al TAR contro l’ingresso del volontariato di tutela materno infantile negli ospedali e nei consultori e ripeteranno il flop con questa diffida", scrive in una nota, "è proprio la legge 194 a chiarire che il consultorio è luogo di informazione e assistenza per rimuovere le possibili cause sociali della scelta di abortire e non sede dove eseguire le interruzioni di gravidanza, che vanno invece obbligatoriamente limitate a ospedali attrezzati, proprio per affrontare tempestivamente eventuali complicanze".

L'assessore poi affonda: "Inoltre ad impedire il prolungamento del farmaco abortivo fino al 63° giorno di gravidanza è la revoca AIFA sul prostaglandine, che non è più a carico del SSN dal marzo 2020, ma va comunque prescritto insieme al mifepristone oltre il 50° giorno", e conclude, "Quanta ignoranza e ideologia solo per aumentare il numero di aborti e ostacolare le nascite. Addirittura il ministro Speranza non ha osato replicare nulla alle argomentazioni giuridiche e tecniche con cui la Regione Piemonte ha motivato il rifiuto alle linee guida".

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