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A Torino migliora la qualità dell'aria, ma l'Italia in Europa è maglia nera per lo smog

I lockdown per il covid hanno fatto calare nel 2020 i livelli di inquinamento

Non tutto il male viene per nuocere verrebbe da dire. Il covid non ci ha certo reso la vita facile in questi quasi due anni di pandemia, ma pare aver influito positivamente sulla qualità dell'aria. Perlomeno a Torino. Questo dice il rapporto "Uno sguardo all'aria" stilato, come ogni anno, dalla Città Metropolitana e Arpa Piemonte che fornisce, per ciò che riguarda il 2020, dati in miglioramento rispetto alle annate precedenti. E questo grazie ai periodi di lockdown, durante i quali c'è stata una chiara riduzione delle emissioni dei settori traffico e industria. 

Meno traffico, meno inquinamento

Diminuiscono le concentrazioni di biossido di azoto e in generale di tutti gli inquinanti la cui sorgente principale è il traffico veicolare. In aumento le concentrazioni di particolato PM10 e PM2,5 e di Benzo(a)pirene. Per quest’ultimi inquinanti la riduzione delle emissioni dei veicoli non è stata sufficiente a contrastare la meteorologia sfavorevole e l’aumento delle emissioni del riscaldamento domestico.

I parametri meteorologici non hanno aiutato in questo senso: la piovosità media del 2020 risulta essere infatti sotto la media del periodo 2010-2019, sia in termini di di precipitazioni totali (838 contro 1078 mm in media), sia per il numero di giorni piovosi (69 contro 82 giorni in media). I mesi più piovosi sono stati giugno e agosto, con valori doppi rispetto alla media. I mesi di gennaio, febbraio e novembre sono stati invece particolarmente secchi. Tuttavia, le serie storiche confermano, al netto delle variazioni stagionali, il miglioramento complessivo della qualità dell’aria.

Italia maglia nera in Europa

E se per la nostra città, la situazione sembra essere migliorata, non dice lo stesso l'analisi realizzata dall'Aea, l'Agenzia europea dell'Ambiente che rivela come nel 2019, nel nostro Paese, siano state stimate 49.900 morti premature da esposizione a polveri sottili (Pm2,5) 10.640 e per biossido di azoto (NO2). Dati che portano l'Italia a conquistare il triste primato in Europa, seguita sul podio dalla Germania.  Nel nostro Paese inoltre, secondo un'indagine di Coldiretti, ogni abitante dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano.

Oasi mangia smog

Da qui la necessità di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città, che possano contribuire alla produzione di aria pulita grazie alla scelta di alberi efficaci a catturare i gas a effetto serra e bloccare le polveri sottili. In questo contesto oltre 300mila nuovi alberi, quasi 8 milioni di metri quadrati aggiuntivi di parchi e giardini, 16mila nuovi terrazzi e balconi fioriti nei prossimi tre anni grazie alla proroga del bonus verde prevista dalla manovra di bilancio che pone l'Italia all'avanguardia nella lotta allo smog e ai cambiamenti climatici. Un obiettivo in linea con le strategie nazionali del Pnrr dove sono stati stanziati 330 milioni di euro per la forestazione urbana che consentono di piantare 6,6 milioni di alberi attraverso la tutela delle aree verdi esistenti e la creazione di nuove, anche al fine di preservare e valorizzare la biodiversità e i processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi.

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