Il laboratorio di restauro di Palazzo Carignano apre al pubblico: le visite guidate a ottobre
Apre al pubblico il Laboratorio di restauro di Palazzo Carignano con l’iniziativa Nel cuore del patrimonio: venerdì 2, 9, 16 e 23 ottobre, visite guidate, su prenotazione, alle ore 11.00 e 16.30. Si tratta di 8 appuntamenti con i restauratori alla scoperta di una realtà poco nota al di fuori dei circuiti degli addetti ai lavori, un’opportunità di approfondimento, a lato dei consueti itinerari di visita, che permette di focalizzare l’importanza delle attività di cura finalizzate alla conservazione del patrimonio culturale. Situato al piano terreno di Palazzo Carignano, nell’ala degli uffici della Direzione regionale Musei, il Laboratorio di restauro, adattato nel tempo alle esigenze di una professione sempre più tecnologica, si presenta oggi caratterizzato dalla ristrutturazione compiuta nel 2006 per rispondere alla normativa in materia di sicurezza, nonché alle logiche di una più aggiornata organizzazione del lavoro.
Le origini negli anni 40
Le sue origini risalgono però agli anni Quaranta del Novecento, periodo in cui le vicende belliche avevano portato drammaticamente alla ribalta i temi del ricovero e della conservazione delle opere. Previsto inizialmente come spazio messo a disposizione di maestranze esterne, il Laboratorio fu progressivamente dotato di personale
stabile: la prima assunzione di un restauratore tramite concorso pubblico avvenne nel 1953 e un gruppo interno di professionisti andò articolandosi tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento, con un ulteriore incremento nel decennio successivo. A guidare i visitatori in questo affascinante percorso è lo staff altamente qualificato che
opera presso la struttura: i funzionari restauratori Roberta Bianchi, da oltre trent’anni nel settore e attuale responsabile, Giulia Comello e Giuseppe Milazzo, da qualche anno dipendenti del MiBACT e precedentemente impegnati in collaborazioni accademiche e nella libera professione.
Recupero di opere importanti
All’interno del Laboratorio i restauratori effettuano interventi per il recupero di opere e manufatti facenti parte delle ricche collezioni in consegna alla Direzione regionale,
quando non sussistono le condizioni per procedere direttamente nelle sedi museali. Queste sale dispongono di strumentazioni adeguate, oltreché di un sistema di controllo del microclima interno e di attrezzature per intervenire su differenti tipologie, anche di grande formato. Qui si compiono gli studi e le analisi che precedono il lavoro diretto sulle opere e rendono il restauro un prezioso momento di conoscenza, anche attraverso il confronto tra figure professionali diverse, quali storici dell’arte, architetti ed esperti di diagnostica, affinché siano scelte e messe a punto le più idonee metodologie di intervento.
Staff qualificato
Inoltre l’équipe esegue abitualmente azioni di pronto intervento in situ, monitoraggi microclimatici, pratiche di manutenzione e progetta interventipilota per casi di particolare rilievo. Durante le visite, il pubblico può quindi avvalersi di un bagaglio di competenze specializzate per apprezzare i principali interventi conclusi, quelli in corso o di imminente avvio, e avvicinarsi a tecniche e metodologie applicate. Oltretutto ciò include un punto di vista privilegiato, con la possibilità di ammirare da vicino opere provenienti dai diversi musei gestiti dalla Direzione regionale, un microcosmo che restituisce indicazioni significative sull’eterogeneità del patrimonio e sui molteplici livelli di studio tra cui deve sapersi muovere l’attività conservativa.
Un'occasione unica
Si incontrano, ad esempio, reliquiari polimaterici dell’Abbazia di Vezzolano, reperti archeologici facenti parte delle collezioni del Castello di Agliè, da cui provengono anche i bozzetti in gesso e in terracotta per le decorazioni dell’Abbazia di Altacomba, e, ancora, sculture in stucco del XVIII secolo, accanto a un interessante nucleo di armi antiche e oggetti etnografici legati a una raccolta inedita del cosiddetto “deposito armeria” del Castello di Racconigi. Le visite guidate offrono un’occasione unica per conoscere la complessità degli interventi di restauro e osservare le attrezzature necessarie. Ma non solo. Esplorare il mondo del restauro non può prescindere da una riflessione sulla fragilità delle opere e sull’importanza della conservazione.
I restauratori come angeli custodi
Il filo conduttore è la narrazione di un mestiere, un lavoro fondato su puntuali competenze scientifiche che è anche dedizione, costanza e passione. Ai restauratori spetta
infatti un compito cruciale ed estremamente delicato, quello di prendersi cura del patrimonio, concorrendo alla mission di preservarne aspetti, valori, contenuti, e assicurarne così la
trasmissione alle generazioni future. Angeli custodi, dunque, che vegliano sul destino dello straordinario regesto di testimonianze e opere d’arte tramandatoci dai secoli passati.
Ed è in tal senso che il percorso proposto accompagna il pubblico fin nel “cuore” del patrimonio, la zona, in parte nascosta se non segreta ai più, dedicata alle strategie per ‘curare’,
anche in una prospettiva di prevenzione, i mali che possono affliggere e compromettere l’integrità dei beni culturali. Avere cura del patrimonio rappresenta pertanto una funzione
fondamentale ai fini della salvaguardia, un dovere per le comunità che definisce, al contempo, gli strumenti per tutelare il diritto di tutti all’eredità culturale e alla memoria collettiva.