"Tororot", la mostra a Teatro Paesana
Inaugura giovedì 27 maggio alle ore 18:30 la mostra "Tororot" Visioni oniriche sulla figura architettonica a cura di Ermanno Tedeschi a Torino a Teatro Paesana. Quaranta disegni che hanno come soggetto tori e architettura; un’architettura che, una volta disegnata e resa parte di un’opera d’arte, diventa un’architettura sognata e pensata in condizioni di libertà. In questo modo lo snodarsi di grovigli, segni e forme assume la valenza di intuizione progettuale di corposità tridimensionale, ma anche materica, che si stacca dalla dimensione unica del foglio a cui si “attacca” il disegno.
Quest’architettura che appare sognata è in realtà il prodotto della congiunzione tra la personale visione dell’artista e veri e propri schizzi di progetti architettonici per committenti reali; i disegni
esposti sono quindi la sintesi tra l’essere architetto e il sentirsi artista. “La mostra nasce come omaggio alla figura di Gioacchino Alvente, noto architetto e raffinato disegnatore - racconta il curatore Ermanno Tedeschi - Il suo sogno e il suo massimo desiderio sono sempre stati quelli di unire la figura dell’artista a quella dell'architetto. Gioacchino è un sognatore, un poeta con una visione speciale e molto aperta, dotato di una straordinaria sensibilità che lo porta a esaminare ogni cosa con attenzione e curiosità”.
Aggiunge poi “Gioacchino Alvente ha intrapreso un suo personalissimo tributo alla città di Torino, dove ha deciso di studiare e trascorrere la propria vita, e ha iniziato a rappresentare tori in mille modi, citando artisti, come Picasso e Modigliani, o presentando una sua personalissima visione onirica. Spesso anche questi tori si nascondono tra elementi architettonici come, per esempio, scale che non si sa dove vadano a finire, ma che creano un equilibrio perfetto della composizione con un gioco unico di colori”.
“Ho inserito la figura del toro - spiega l’artista architetto Gioacchino Alvente - in spazi diversi, poetici e architettonici, onirici e reali, rivisitati grazie all’uso di diverse tecniche grafiche, dalla penna a sfera, alla china, al pantone e alla resina. Sono disegni che ho fatto nei momenti lasciati liberi dal mio lavoro, schizzandoli nei posti più improbabili: in aereo, in treno, in ufficio e a casa… per questo
rappresentano parte del mio vivere quotidiano”. Aggiunge ancora “La scelta del toro, nei miei pensieri, non ha una motivazione precisa; tuttavia, il toro è il simbolo della città in cui vivo e in cui ho
deciso di stabilirmi dopo l’università, in cui ho creato la mia famiglia e portato avanti il mio lavoro di architetto. È poi un soggetto che è stato spesso dipinto e disegnato dai grandi maestri che mi hanno da sempre ispirato”.
Alvente è stato allievo dell’architetto Aimaro Isola, che così lo ricorda: “Castello del Valentino. Gli studenti del laboratorio di progettazione hanno gli occhi fissi sui fogli ancora bianchi. Lui si alza, si
stira, si stacca dal tavolo, gira gli occhi intorno, si affaccia dai grandi finestroni. Pensa. Tornato al banco riempie veloce grandissimi fogli. Matite, penne, colori. Mi avvicino, mi siedo, parliamo,
discutiamo. Intanto sul tavolo si materializzano splendidi, coraggiosi, segni policromi. Forse già allora, da quella aula, attraverso la finestra, decollava Alvente”.
In questa mostra le sue tematiche (tori e architettura) si inseriscono perfettamente nelle due sale espositive, dove i disegni incorniciati e dialoganti tra di loro, raccontano la loro storia e la loro
genesi, perché ogni schizzo rappresenta il ricordo di un progetto, sia che sia stato realizzato, sia che sia rimasto solo un sogno. Alcuni dei disegni architettonici sono realizzati sopra schizzi e progetti, come quello per il Ministero dell’ambiente e dell’energia di Astana, capitale del Kazakistan, o per un resort sull’isola di Bay Point in South Carolina, USA, o ancora per il Memoriale della battaglia di Verkhnj Mamon sul fiume Dom in Russia. La mostra sarà visibile su prenotazione fino al 20 giugno presso