L'ndrangheta raccontata a teatro in "Simu e Puarcu"
La Calabria e l’ndrangheta salgono sul palco. Sabato 14 maggio alle 21 al Teatro Kairòs di via Mottalciata 7a Torino va in scena “Simu e pùarcu” della bolognese Wobinda Produzioni, scritto e interpretato da Angelo Colosimo per la regia di Roberto Turchetta. Lo spettacolo, che chiude la rassegna "Animali da palco" organizzata da Onda Larsen, corre su una doppia indagine: il caso archiviato e mai risolto della morte di Santino Panzarella, del quale non è mai stato ritrovato il corpo, e il tentativo di analizzare il contesto entro cui si compie il delitto di mafia.
Un teatro che cerca verità e giustizia, ma soprattutto consapevolezza.
Angelo Colosimo torna a lavorare sull’archetipo letterario della famiglia con un’accezione allargata alle dinamiche n’dranghetistiche. Una famiglia nella famiglia si riunisce nel ventre di una campagna per uccidere un maiale. È una ritualità legata alla tradizione più arcaica e contadina, ferina e ancestrale. L’uccisione di un pùarcu serve a sfamare bocche fameliche e a dare sostentamento. Con uno spostamento di significato, l’immagine rappresenta l’idea della gestione del potere basata su tentacoli parentali, dove tutti hanno ruoli da rispettare e che anela a tenere le cose sempre uguali.
La vendetta è l’unico spiraglio di cambiamento. Le regole sono chiare: chi sbaglia paga. Ma anche chi non sbaglia non è immune da colpe. «Forte risulta la contaminazione del mito di Atreo, che in questo testo viene rivisitato e travestito, dipinto e manipolato ad arte. Il mito che si intreccia fortemente con la vendetta familiare, “sangue chiama sangue”, portata alle estreme conseguenze nella sua ripercussione sui discendenti. Una gestione del potere basata sui tentacoli parentali, dove tutti hanno dei ruoli da rispettare e che anela a tenere le cose sempre uguali. Anche questa volta la vendetta come unico spiraglio, unica soluzione per lenire la rabbia. Le regole sono chiare: chi sbaglia paga. Ma anche chi non sbaglia non è immune da colpe» afferma il regista Roberto Turchetta.