"Senza filtro", uno spettacolo per Alda Merini alla Lavanderia a Vapore
Il 16 febbraio alla Lavanderia a Vapore di Collegno va in scena "Senza filtro", uno spettacolo per Alda Merini di Fabrizio Visconti e con Rossella Rapisarda. Andiamo a trovarla Alda. Dietro le pagine. Oltre il flusso della sua poesia. E allora troviamo il Naviglio e il Bar Charlie, il risuonare liquido della sua risata, i tasti che premono come una corrente sulla macchina da scrivere. Il fumo è una scia che lascia impressa Rosella Rapisarda, nell’istantanea di Alda Merini che ritrae. In una vita senza filtro, che non si protegge dalla vita stessa e dall’amore “perché troppo ti cambia, ti rende diverso, pericoloso. . . e allora meglio rinchiuderli quelli così, meglio rinchiuderli dentro una casa, dentro un ruolo, dentro una corsia di manicomio, dentro un bar.” Uno spettacolo che è un invito a frugare oltre le pagine di una straordinaria poetessa.
La scena, curata da Marco Muzzolon, restituisce l’atmosfera onirica e suggestiva del racconto. Siamo al bar Charlie: alcune sedie storte, spaccate; una tazzina di caffè vuota sulla sedia; al centro il tavolino di un bar con due posti e una macchina da scrivere; un separé dal gusto vintage sullo sfondo; uno spazio per il musicista, Marco Pagani, la sua batteria e la tastiera. Sul pavimento pagine sparse di poesia. A condurre il pubblico in questo percorso surreale c’è Rossella Rapisarda, spettinato angelo biondo vestito di sogni di carta.
Un personaggio bizzarro e soave che cerca un contatto con la platea, pone domande per poi svelare che sta aspettando lei; siede al tavolo di un bar e si prepara all’attesa in una mattina di novembre. (…) Al bar si canta, si parla e si consumano vite semplici: come quella di Giancarlo, il barista che fa avanti e indietro con i caffè su un vassoio e gli si gonfiano i piedi; o come Renato, che ama tanto la musica, e avendo assistito a un’ottima esibizione musicale, minaccia di morte il musicista perché “dopo aver suonato così non può che finire in paradiso”.
È la musica l’altra grande protagonista della pièce, con la batteria e la tastiera di Marco Pagani, e il tormentone “24000 baci” di Celentano, cantante preferito dell’angelo custode, che non disdegna di suonare qualche nota. Un sound che restituisce il sapore di un tempo e di un spazio familiari, la Milano degli anni Sessanta, la città in cui Alda Merini passò gran parte della propria esistenza. - Laura Timpanaro – Krapp’s Last Post – 5 agosto 2016