Show Food: mostra collettiva e laboratorio al Pav
La mostra-laboratorio collettiva Show Food presenta una moltitudine di sguardi che guardano al cibo, non solo come a un bene primario, quanto a uno straordinario veicolo della relazione, scambio e conoscenza.
Sulle risorse naturali dell’ambiente, e su quanto questo offre per essere trasformato in nutrimento, si fondano economia e politica dei territori. La stessa costruzione della storia delle civiltà, così come le innumerevoli guerre fra popoli, sono rappresentative della continua ricerca di possesso delle materie prime vicine e raggiungibili, come degli oggetti del desiderio visibili all’orizzonte, anche il più lontano. Nel 2011 il pianeta Terra ha toccato la soglia dei sette miliardi di abitanti e produce cibo sufficiente a sfamare almeno dodici miliardi di persone. Tale prodotto subisce una dissipazione, organica con le politiche economiche del prezzo a consumo, che vede circa il 50% delle merci alimentari finire direttamente nelle discariche. Da ciò si evince che un settimo della popolazione non ha cibo a sufficienza, nonostante il diritto fondamentale di ogni individuo alla libertà dalla fame (art. 11 comma 2), sancito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1966. Poiché, come cita spesso Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, viviamo in una società dove si spende più per dimagrire che per mangiare, è naturale che chi non possiede nel suo luogo d’origine la certezza di un degno sostentamento, guardi ad orizzonti più favorevoli.
Sul tema della migrazione si sviluppa l’installazione interattiva Nomadi frutto del progetto Officine Sintetiche Lab 2013, con la direzione di Ali Zaidi (Mumbai, 1963, Pakistan, vive a Londra). L’opera interattiva multimediale, che coinvolge in un percorso audio-visuale con più di cinquanta video, narra le storie di tre ingredienti comuni alla più parte della popolazione mondiale: il riso, il grano e il caffè. Materie prime necessarie e universali, questi alimenti sono intrisi di cultura da cui possono discendere narrazioni infinite, e che testimoniano la diaspora così come l’incontro fra civiltà. Nomadi è un progetto realizzato da quaranta studenti del Corso di Laurea in Dams - Università degli Studi di Torino e in Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione - Politecnico di Torino, con interviste in cui vengono svelati segreti di cucina raccolti all’interno di case private e in luoghi caratteristici presenti a Torino, in cui s’incontrano gusto e piacere della convivialità: Bicerin, Kirkuk Kaffé, Mar Rosso e molti altri.
Sempre in questa direzione Brigitte de Malau (Parigi, 1954) offre con La table de Circé (2013), attraverso la performance realizzata in occasione dell’inaugurazione della mostra Internaturalità, la visione del PAV quale territorio ideale per la raccolta delle erbe e la sperimentazione concreta di ricette provenienti dalla storia più antica, dal mito.
Altro aspetto, questa volta legato al surplus e al dispendio del cibo, è quanto documentato in video con il Workshop_25/Methodology of squandering (Metodologia dello sperpero) condotto da Norma Jeane (Los Angeles, 1962) che, svolto in collaborazione con lo chef Luca Fogato nell’aprile 2012, ha proposto un esercizio sul desiderio, sul cibo quale medium in arte, sul Potlatch. Le popolazioni tribali con il rituale del Potlatch praticano la distruzione di beni con la funzione di regolare quanto viene accumulato per sé e quanto viene donato, abbandonato o dissipato. Questo aspetto antropologico vede la conquista di potere sociale, nella propria cerchia come tra le tribù confinanti, proprio grazie allo spreco di grandi quantità di beni.
Michel Blazy (Monaco, 1966, vive a Parigi) riflette sull’impiego di materia commestibile e sugli scarti che siamo soliti generare. Con l’installazione Self Bar Blazy crea sculture viventi, denominate Sculptcure, ottenute da arance che, proprio per le loro proprietà vitaminiche e benefiche, sono servite per dissetare i visitatori. I’m making art (food) documenta la costruzione della vanitas collettiva attraverso il workshop pubblico condotto nell’ambito del PAV/Attività Educative e Formative (AEF) nel 2009.
Allargando l’osservazione a un più ampio ambito del vivente, Blazy spia letteralmente il comportamento animale in relazione al cibo nelle sue due opere video. In Le chien et la souris (2005) un piccolo topo domestico si ciba di una scultura organica all’interno dello studio parigino dell’artista, mentre in The Party (2009) granchi, lucertole e uccelli sono osservati mentre conquistano e consumano il junk food offerto loro dall’artista al sole della Martinica.
Nell’ambito della mostra, le Aef del Pav propongono "Fame di Cosa", laboratorio in progress proposto ai visitatori di Show Food per realizzare una tavola verticale, apparecchiata durante lo sviluppo della mostra, quale oggetto di indagine sul sentire diffuso della relazione tra noi e il nostro cibo, gli aspetti concettuali, ludici, espressivi, simbolici. Per osservare le consuetudini, compreso lo scontro con la cultura del consumo e della produzione, e i delicati rapporti emotivi riversati sulle risorse materiali da cui dipende la nostra vita quotidiana.
Evento In collaborazione con: Officine Sintetiche, Cirma, Dipartimento Studi Umanistici - Università degli Studi di Torino, Corso di Studi in Dams, Politecnico di Torino, Laboratorio Multimediale Guido Quazza
Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Torino
Orari: venerdì dalle ore 15 alle 18; sabato e domenica dalle ore 12 alle 19; Biglietto di ingresso: intero 4 euro; ridotto: 3 euro. Ingresso gratuito per i possessori di Abbonamento Torino Musei, Torino+Piemonte Card, minori di 10 anni, over 65, persone con disabilità con accompagnatore