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Cultura

Giornate FAI di Primavera: alla scoperta dei gioielli architettonici di Torino e del Piemonte

Nel fine settimana: info e orari

 Sabato 23 e domenica 24 marzo 2019 il FAI – Fondo Ambiente Italiano invita tutti a partecipare alle Giornate FAI di Primavera per guardare l’Italia “come non abbiamo mai fatto prima e costruire un ideale Ponte tra culture (progetto del FAI che si propone di amplificare e raccontare le diverse influenze culturali straniere disseminate nei beni aperti in tutta Italia, ndr) che ci farà viaggiare in tutto il mondo”.

Questa edizione delle Giornate FAI di Primavera vedrà protagonisti 1.100 luoghi aperti in 430 località, grazie alla spinta organizzativa dei 325 gruppi di delegati sparsi in tutte le regioni – delegazioni regionali, provinciali e Gruppi Giovani - e grazie ai 40.000 Apprendisti Ciceroni.

Saranno aperti centinaia di luoghi spesso inaccessibili ed eccezionalmente visitabili in questo weekend durante il quale è possibile sostenere la Fondazione con un contributo facoltativo o con l’iscrizione. Gli iscritti alla Fondazione, e chi si iscriverà al FAI in occasione della manifestazione, potranno godere di ingressi dedicati e accessi prioritari. Circa il 50% dei beni aperti durante le Giornate FAI di Primavera 2019 saranno fruibili anche da persone con disabilità fisica.

Per l’elenco completo delle 1.100 aperture sarà possibile consultare il sito o telefonare al numero 02/467615399. Prima di recarsi a visitare i luoghi è opportuno verificare sul sito web eventuali modifiche di orari di apertura, variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse o imprevisti e la possibile chiusura anticipata delle code a causa della grande affluenza di pubblico.

Tra le aperture più interessanti di Torino

PASSEGGIATA DEL RE
Le Giornate FAI a Torino offrono la possibilità di effettuare un percorso, solitamente non aperto al pubblico per intero, che tocca i luoghi simbolo della dinastia sabauda e ripropone l’unitarietà di Palazzo Reale. La visita parte da Palazzo Chiablese, progettato nel Settecento da Benedetto Alfieri, con la Camera di udienza della duchessa o Sala degli arazzi, una delle più fastose del palazzo, caratterizzata dagli arazzi con le Storie di Artemisia, mitica regina della Caria e comandante della flotta del re Serse; il Gabinetto di toeletta del duca, con le pareti rivestite a specchio; infine, il corridoio dell’Alfieri. La passeggiata prosegue a Palazzo Reale, originariamente progettato nel Seicento da Ascanio Vittozzi e poi da Amedeo di Castellamonte: dal Salone delle Guardie svizzere alla Sala del Trono, fulcro del palazzo, progettato da Pelagio Palagi, architetto che dal 1835 si occupa del rimodernamento del palazzo; dal Gabinetto cinese, gabinetto di toeletta della regina progettato da Filippo Juvarra negli anni Trenta del Settecento e caratterizzato dal gusto per l’esotico tipico del Rococò, al Medagliere, che custodisce le circa 30mila monete e i 1500 sigilli della collezione di Carlo Alberto, fino alla scenografica Armeria Reale, detta anche Galleria Beaumont. Si giunge, poi, alla Rotonda, punto di raccordo tra Palazzo Reale e Palazzo delle Segreterie, ora Prefettura: qui sono visibili la settecentesca Galleria di raccordo e l’Aula Città Metropolitana. Il percorso tocca poi l’Archivio di Stato, cui potevano accedere solo il re, i suoi ministri e gli archivisti, con le Sale Juvarriane e le “guardarobe”, che ancora oggi ospitano i documenti regi, e il Museo dell’Archivio. Infine, la Biblioteca reale, fondata da Carlo Alberto nel 1831 e da lui arricchita con importanti acquisizioni. Tra queste, una raccolta di disegni di grandi maestri, quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt e Leonardo da Vinci. 
Apertura: sabato e domenica, ore 10 - 18 

MASTIO DELLA CITTADELLA
In seguito al trattato di Cateau Cambrésís del 1559, Emanuele Filiberto, duca di Savoia, sceglie Torino come capitale dello Stato e nel 1564 incarica l’architetto urbinate Francesco Paciotto di progettare una cittadella che difendesse la città dai nemici. Inaugurata nel 1566, l’imponente fortezza bastionata a forma pentagonale venne costruita in posizione strategica a sud ovest del quadrato romano, dal lato più scoperto e non protetto da fiumi, e condizionò tutti i successivi progetti di ampliamento della capitale sabauda. Sopravvissuta, con quella di Alessandria, agli abbattimenti napoleonici, la cittadella fu coinvolta nel piano di ingrandimento del 1853 e nel 1856 fu autorizzata la sua demolizione. L’unica struttura che si decise di conservare fu la porta grande verso la città, il Mastio, in seguito restaurata da Riccardo Brayda (1893). Dal 1896 il Mastio ospita il Museo Storico Nazionale di Artiglieria ed è temporaneamente inaccessibile perché chiuso per restauri.
Apertura: sabato e domenica, ore 10 - 18

CHIESA DI SANTA CHIARA
L’insediamento delle Clarisse a Torino avvenne nel 1244, quando Santa Chiara era ancora in vita. L’aspetto attuale della chiesa risale al 1742, quando fu riedificata a opera di Bernardo Vittone. Diversi furono i problemi che Vittone dovette affrontare. In primo luogo, la limitatezza dello spazio a disposizione - la chiesa è incuneata tra le strette vie del centro storico. Un’ulteriore difficoltà fu il fatto che le Clarisse erano un ordine di clausura: la chiesa doveva essere l’unico canale di comunicazione con l’esterno ma, al tempo stesso, doveva garantire la separazione delle suore dai fedeli. L’architetto torinese superò il problema dello spazio sfruttando l’alternanza di elementi concavi e convessi, tipici di Guarino Guarini, e creando le “camere di luce” alla moda di Filippo Juvarra, di cui Vittone fu allievo. La separazione tra suore e fedeli venne sancita in maniera monumentale dall’altare maggiore, che divideva l’aula principale della chiesa da uno spazio intimo destinato alle Clarisse. La chiesa appartiene all'ordine delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli Ammalati Poveri ed è stata recentemente riaperta in seguito a quattro anni di chiusura per restauri.
Apertura: sabato e domenica, ore 10 - 18     

COMPLESSO MUNUMENTALE DI SAN FILIPPO NERI
Nella seconda metà del Seicento Carlo Emanuele II concesse alla congregazione dei padri filippini un lotto di terreno al fianco del Collegio dei Gesuiti, su cui i padri edificheranno in tempi diversi la chiesa, l’oratorio – che si potranno visitare durante le Giornate FAI con il sepolcreto e la sacrestia – e il convento. La costruzione della chiesa, la più vasta di Torino con i suoi 69 metri di lunghezza e 37 di larghezza, fu avviata su progetto di Antonio Bettino e affidata successivamente a Filippo Juvarra. L’altare maggiore, di ispirazione barocca, è opera di Antonio Bertola, che lo eresse nel 1703. Le pareti interne sono decorate da stucchi e da tele di Mattia Franceschini e Giovanni Conca, autore dell’Immacolata e di San Filippo Neri all’altare. La chiesa custodisce, inoltre, opere di prestigiosi artisti come Carlo Maratti, Francesco Solimena e Francesco Trevisani. L’oratorio, a lato della chiesa, venne edificato su disegno di Bettino, ma l’aspetto attuale è opera di Agliaudi di Tavigliano. Sotto l’oratorio si trova un interessante sepolcreto e la sacrestia racchiude numerose e pregevoli opere d’arte.
Apertura: sabato, ore 10 – 18; domenica, ore 12 - 18       

PALAZZINA MORONE CINZANO
La Palazzina Marone Cinzano, oggi sede del Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino, è una sontuosa dimora appartenuta ad una delle più facoltose famiglie della nobiltà piemontese. Nata come Palazzina Maffei di Boglio, la villa venne costruita a partire dal 1876 su un terreno che il Marchese Annibale Maffei acquistò alla soppressione dell’antica Piazza d’Armi. Il progetto di Giuseppe Bollati coniuga il gusto tardorinascimentale e barocco italiano con spunti di gusto francese, in un piacevole insieme di architettura eclettica. I Maffei la abitarono per oltre 25 anni. Alla morte del Marchese Annibale la villa, con il terreno circostante e le scuderie, vennero vendute per 440.000 lire al Conte Alberto Marone Cinzano che ne fece dimora della famiglia e luogo di raffinati incontri mondani del primo Novecento. Abitata per più di cinquant’anni dai Marone Cinzano, nel 1954 l’erede Enrico cedette la proprietà a una immobiliare costituita a tale scopo dall’Unione Industriale di Torino.
Apertura: sabato e domenica, ore 10 - 18    

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