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Ritorna il Flowers Festival, il direttore artistico in esclusiva a TorinoToday: "18 serate di spettacolo vero"

Fabrizio Gargarone racconta "Il mondo nuovo"

Lunedì 5 luglio inizierà la nuova attesissima edizione del Flowers Festival. Saranno 18 gli appuntamenti in cartellone per questa rassegna che vuole essere sinonimo di ripresa per tutto il settore musicale, per i lavoratori dello spettacolo, per le realtà torinesi del territorio in termini di economia e per i fruitori degli spettacoli in termini di ritrovata socialità. Il direttore artistico, Fabrizio Gargarone ci ha concesso un'intervista per raccontarci come ha immaginato ‘Il mondo nuovo’, il tema della sesta edizione del Flowers Festival e come ha scelto gli artisti che saliranno sul palco di Collegno.

D) Lunedì 5 luglio finalmente torna il Flowers Festival. Saranno 18 gli appuntamenti in un mese fino a venerdì 23 luglio. Sarà la prima edizione dopo lo stop dell’edizione 2020 a causa della pandemia. Si tratta sicuramente di un’edizione storica e impegnativa. Hai scelto come titolo della manifestazione ‘Il mondo nuovo’, un mondo da ricostruire con grandi sfide. Quale ruolo può avere la musica e il Flowers Festival in particolare per creare questo ‘Mondo nuovo’?

R) Mi piaceva immaginare un mondo nuovo. Mi piaceva come titolo perché teneva insieme il mondo distopico letterario di Aldous Huxley però anche il pop di Neffa, due componenti alto e basso a cui io tengo sempre particolarmente quando posso lavorare. Avrai notato che la particolarità del Flowers Festival di quest’anno è la durata, perchè normalmente i festival durano 4, 5, 10 giorni, qui siamo a 18 giorni di programmazione. Questa è una scelta. non una scelta di mercato, ma una scelta che dice, vogliamo ripartire, vogliamo ripartire davvero? Allora dobbiamo fare delle cose fatte bene, belle, tante. Soltanto se unisci la performance all’endurance, se ogni sera hai sul tuo territorio un concerto, una mostra, uno spettacolo di teatro, questo diventerà normale. Questo è esattamente il messaggio che mi pare sia arrivato. Vale per il Flowers e vale anche per le attività di Hiroshima. Quest’anno farò più di 100 concerti nei mesi estivi. L’idea era esattamente quella. Dare una durata, una normalità per un’area metropolitana di un paio di milioni di persone. Mi sembra il minimo ecco.

D) Per quanto riguarda la ripresa delle attività all’Hiroshima, al Sound Garden inizia a respirarsi questa normalità no?

Per lo stesso motivo quest’anno ho fatto una cosa. Quest’estate sicuramente ci saranno spettacoli, d’inverno chi lo sa se sarà tutto normale o meno. L’altr’anno per la pioggia ho perso quasi 10 giorni di programmazione. Allora quest’anno ho preso un tendone 10x30 metri, sotto il quale almeno 200 spettatori possono stare seduti e grazie al quale tutti gli spettacoli annunciati avranno luogo. Quello che volevo fare era dare questo senso di “continuità è possibile”. Tutti i giorni c’è qualcosa. Si apre al mattino alle 10 con l'aula studio, poi si arriverà in zona aperitivo e poi avrai un concerto. Hai un centro culturale che torna a vivere quotidianamente. La quotidianità è quella che dobbiamo recuperare tutti noi per riappropiarci di quello che in realtà è importantissimo e mi fa piacere poter parlare con te perché c’è stato un momento che ha obbligato tutto il Paese a riflettere sull’importanza della musica.

È stato un brutto evento: la morte di Franco Battiato, che è stato vissuto come un lutto nazionale. Quando è uscita la notizia "è morto Battiato", chiunque ha avuto un qualcosa da dire, un ricordo, ha pensato: "la prima volta che ho sentito un suo pezzo ero lì in posto". È stato un evento che ha riportato la musica al centro del dibattito in un Paese che in questo anno e "rotti" di pandemia ha sempre maltrattato i momenti di spettacolo musicale o teatrale. Questa sciagura mi ha dato una spinta in più per ragionare su queste cose, come sto facendo con te ora e come faccio con il pubblico in genere.

Il lutto per Franco Battiato: i ricordi torinesi

D) Sicuramente la perdita di Franco Battiato è stata vissuta come un vero lutto nazionale e in un certo senso quasi ‘famigliare’ da parte di tutti. Quanto sono stati importanti, invece, altri due momenti 'televisivi classici'che sono andati in onda durante la pandemia? Il Festival di Sanremo e il 1 maggio hanno fornito in qualche modo una spinta anche per poi fortunatamente riuscire a ripartire con gli eventi?

R) Anche il Festival ha funzionato da focus per riaccendere i fari sulla musica e per rimettere in circolo almeno una ventina di brani nuovi, perché è più di un anno che non escono dischi: con il mercato fermo, molti dischi sono stati tenuti fermi. Sono stati cancellati oppure usciranno tra un anno e saranno prodotti realizzati due anni fa. Questa è una verità. Ci sono tante verità dietro a questa storia e un’altra che mi fa piacere raccontare è che tornando a fare tanti spettacoli dappertutto in Italia si torna a dare lavoro a tecnici, montatori di palchi, a quell’esercito di persone che i telegiornali hanno scoperto con iniziative visibili come “Bauli in piazza” dove c’erano i tecnici che battevano sui bauli a Roma e a Milano, persone che per vivere hanno dovuto cambiare vita, nettamente.  C’è chi è passato in Amazon, chi lavora negli orti, chi fa il muratore. Queste persone stanno sperando di tornare a fare quello che hanno fatto per tutta la vita o che hanno amato. Quindi dobbiamo creare le condizioni, cioè ricreare un mercato che in questo momento non esiste, è azzerato e stiamo ripartendo. Per quello è importante fare dei bei concerti e che il pubblico ci vada, li affolli, faccia il tutto esaurito. Anche uno spettacolo che magari non ci piace tanto, ma vallo a vedere!

D) Sta emergendo la necessità di questo 'Mondo nuovo' in cui però si riparte dai capisaldi di quello vecchio, da quell'idea di 'Building Society' che avevi già in mente nel 2019

R) Non è che prima del Covid stessimo particolarmente bene che ci fosse chissà quale felicità in giro. Il Covid ha dato una mazzata totale. Da qui, adesso, essendo tutti,veramente tutti, nei guai, stiamo cercando di uscirne insieme. A me fa piacere avere la possibilità di dire che gli artisti quest'anno lavorano a meno della metà del loro cachet abituale. I primi che si sono fatti carico di questa situazione sono stati gli artisti che Hanno detto ok, torniamo a lavorare. Per farlo voglio 100 come prima? No, voglio magari 50, anche 40, 30. Ma rimettiamo in modo la macchina, portiamo in giro i tecnici, facciamo di nuovo gli spettacoli, quelli veri, con le luci, con l’audio giusto, che superino la dimensione emergenziale dell'anno scorso. Anche un anno fa qualcuno si è esibito, ci sono stati concerti, ma erano più dei concerti al limite della testimonianza, voce-chitarra-solista, tirati 'un po’ via così', una sorta di abbraccio, uno scoglio a cui aggrapparsi. Quest’estate tornano sul palco gli spettacoli veri e questo secondo me è molto, molto importante.

D) Entrerei un po' nel vivo di queste serate e degli artisti che hai selezionato per andare in scena dal 5 al 23 luglio

R) Nella costruzione del programma ero partito da quelli artisti che avevano maggiore dimestichezza con la dimensione teatrale. Il pubblico è seduto, distanziato, questa è la regola. Sono dei teatri all'aperto. Sono partito da artisti che avevano più dimestichezza con quella dimensione. Sono partito con Max Gazzè e Niccolò Fabi. Da lì, come quando si butta un sasso nello stagno, ho cominciato a ragionare, allargando il cerchio e poi ragionando con gli artisti stessi, con le agenzie, con chi ha già fatto dei lavori simili. I Subsonica avevano già fatto una teatrale, i Negrita, Vasco Brondi, Ferretti, sono artisti che con il teatro hanno 'rapporti normali' perché il pubblico in questo momento va comunque rassicurato e messo in condizioni di andarsi a godere uno spettacolo. Non deve essere una punizione andarsi a vedere uno spettacolo. Secondo me è una scommessa vinta, questa è la mia opinione.

D) Due anni fa, nell'ultima edizione di Flowers Festival, tra i protagonisti c'era Ezio Bosso che purtroppo ci ha lasciato, quella al Flowers è stata la sua ultima grande esibizione. Vorrei chiederti un ricordo di quella serata e come vedrebbe Ezio questo periodo qui.

R) “Building a new society era un ragionamento che era nato proprio con Ezio (Bosso, ndr) eravamo insieme a casa sua, a Bologna e ripassavamo insieme il discorso che aveva tenuto al Parlamento Europeo, dove c’erano già tutti i temi su cui stiamo ragionando oggi, sulla ricostruzione dell’Europa. Allora non c’era ancora il disastro del Covid, c’era però un disastro sociale, un malessere diffuso. Lui diceva: "la mia cura ‘A’ è la musica e la mia cura è l’orchestra", dove ognuno lavora per l’altro, torniamo tutti insieme in questo modo. Allora gli ho detto: "facciamo una cosa tutti insieme". Facciamola al Flowers che è un Festival tipicamente rock, facciamola in un altro modo, con i manifesti 6x3 come se fossi una rockstar. Lui era un po’ perplesso, ma quando ha visto i numeri, un sold-out così, a casa sua, è stato felicissimo. É stata una delle sue vittorie più grandi. Una cosa fantastica. Lui aveva già dei grossi problemi alla mano destra, infatti in quel concerto suonò solo con la mano sinistra, ma il pubblico non si accorse di nulla, usò qualche trucchetto di scena. Per me è stata una cosa meravigliosa.

D) In conclusione il Flowers Festival è molto legato a Collegno, alla zona dell’ex manicomio che ora è l’attuale Lavanderia a Vapore. Ci parli un po' dell'importanza che ha per la cultura questo luogo e delle proposte che ci saranno parallelamente al programma del Main stage sul secondo palco dedicato alle espressioni del territorio?

R) La storia del riuso del manicomio di Collegno è una delle storie più belle dell’Italia contemporanea. Quando hanno chiuso il manicomio e l’hanno ridato alla cittadinanza, venne buttato giù il muro che separava il manicomio, una sorta di muro di Berlino e questa struttura venne data alla città di Collegno. Allora l’Amministrazione disse: “Questo posto qua vivrà soltanto con la cultura. La chiave per riaprire queste porte, per ridarle alla cittadinanza sarà la cultura. Sono l’ultimo che ha raccolto il testimone di un percorso che iniziò negli anni ’80 quando vennero creati lì dentro i punti verdi e ci fu il concerto di Severino Gazzelloni ‘Flauto d’oro’. I torinesi entrarono nel manicomio e ci sono ancora le foto del primo concerto. Sul palco ci sono gli infermieri del manicomio. Sono ancora lì a dare una mano, incuriositi nel vedere 'un mondo nuovo' che si stava aprendo. 

La Lavanderia è un punto di arrivo. Un'eccellenza europea di danza contemporanea. Si chiama 'Cortile della Lavanderia' perchè lì venivano lavate e stirate queste 10000 lenzuola, una cosa impressionante. Il Cortile ospitava il padiglione più duro del manicomio, il padiglione 14, quello dei furiosi e appena prima di entrare alla Lavanderia c’era l’obitorio. Era un girone dantesco, praticamente. Questo 'giro infernale' è stato rotto usando l'arte, la cultura, la letteratura, il teatro.

Per me è il massimo poter rappresentare questa cosa. Va detto che il Comune di Collegno ha fatto uno sforzo sovraumano, parlo in termini economici, per sostenere questa edizione di Flowers. In questo momento le casse di tutti gli enti pubblici d’Italia sono deserte, sono vuote, non 'c'è una lira'. Hanno  scommesso tutto sul Flowers, abbiamo fatto un ragionamento generale che coinvolgesse il territorio, ospitiamo sul main-stage due rappresentazioni, "La GianPaolo Petrini Big Band" con Massimo Lopez, che interpreterà Frank Sinatra e la serata chiamata “Fuori" dedicata proprio al manicomio di Collegno, un blockbuster, uno spettacolo che fa 1000 persone a sera in ogni sua rappresentazione, anche durante il Festival. Poi prima e dopo gli spettacoli avremo altri concerti, spettacoli e iniziative con finestre legate al territorio di Collegno, che vanno a impreziosire l’offerta legata a quell’area, all’area del Cortile della Lavanderia”.

Il Flowers Festival comincia lunedì 5. 18 imperdibili serate fino al 18 luglio. Qui trovate il calendario completo degli appuntamenti.

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