Il Camelieto al Castello di Miradolo: a marzo tante iniziative
Nell’ambiente protetto del Parco del Castello di Miradolo si trovano oltre 130 giovani esemplari di camelie, moltissime delle quali uniche in Italia, propagate da piante vetuste appartenenti a due tra le collezioni di camelie più antiche e pregevoli d’Italia, provenienti dal giardino dell’ex Albergo Eden di Verbania Pallanza e dal Parco di Villa Durazzo Pallavicini di Genova Pegli.
Alle 30 camelie ottocentesche introdotte dalla Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia e proprietaria della dimora fino al 1950, si affiancano così le 130 nuove cultivar, recuperate e salvate dall’abbandono. La collezione di Miradolo offre fioriture a scalare con colorazioni dal bianco puro sino al rosso intenso, passando per le diverse sfumature di rosa.
Il progetto di piantamento diffuso ha preso il via nel 2019 con l’obiettivo di mantenere e far sopravvivere un ingente patrimonio botanico formato per il 50% da esemplari unici in Italia, oltre alle piante madri decisamente vetuste, in alcuni casi a rischio estinzione. Nel 2020 è stato avviato lo studio e la caratterizzazione dei giovani esemplari introdotti nel Parco del Castello di Miradolo e di quelli già esistenti, da parte di un gruppo di esperti dell’Università degli Studi di Torino guidati da Valentina Scariot del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), con la collaborazione dell’agronomo Andrea Corneo, presidente della Società Italiana della Camelia.
Nel 2022 è stato attivato il piano di recupero, tutela e valorizzazione del Camelieto realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e Società Italiana della Camelia di Verbania, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Luoghi della Cultura 2019. Nel 2023, per tutto il mese di marzo, sono in programma appuntamenti didattici a tema, incontri e degustazioni di the, occasioni uniche di approfondimento e di promozione della cultura botanica e del paesaggio.
Il programma
Domenica 5 marzo
ore 10.30
Fresco, pensile e verde. Un giardino verso oriente
Nella prima attività per famiglie in programma si gioca con un metodo di coltivazione giapponese creativo e fantasioso: il Kokedama. Raccogliendo idee nelle sale della mostra “Christo e Jeanne-Claude. Projects” e tanti materiali dal parco, ogni partecipante potrà realizzare un piccolo giardino molto speciale (che vola…), e portare a casa il proprio tocco di Oriente. Attività per famiglie con bambini 3-5 anni.
Costo: L’attività è gratuita fino ai 5 anni. Per i genitori e gli accompagnatori l’attività è compresa nel biglietto di ingresso alla mostra o al parco, gratuito per possessori Tessera Abbonamento Musei.
ore 11 e 15
Visita guidata al camelieto diffuso del parco
Un tour tra alberi monumentali e specie esotiche, scorci pittoreschi, l’orto del Castello e il suo Camelieto diffuso. A cura di Andrea Pelleriti, architetto paesaggista e agronomo.
Costo: 6 euro per la visita guidata + biglietto d'ingresso al parco o alla mostra, gratuito per possessori Tessera Abbonamento Musei.
Sabato 18 marzo
ore 11 e 15
Visita guidata al camelieto diffuso del parco
Un tour tra alberi monumentali e specie esotiche, scorci pittoreschi, l’orto del Castello e il suo Camelieto diffuso. A cura di Andrea Pelleriti, architetto paesaggista e agronomo.
Costo: 6 euro per la visita guidata + biglietto di ingresso al parco o alla mostra, gratuito per possessori Tessera Abbonamento Musei.
ore 15.30
Camelie e colori. La pittura calligrafica dei fiori
Passeggiando tra le piante di camelie del parco, tra angoli di ombra e spicchi di sole, si scopre l’arte giapponese dei Kakemono, affascinanti dipinti verticali, dipingendo composizioni floreali primaverili con le quali decorare le pareti domestiche.
Costo: 8 euro bambini dai 6 anni, gratuito fino ai 5 anni. Per i genitori e gli accompagnatori l’attività è compresa nel biglietto d'ingresso alla mostra, gratuito per possessori Tessera Abbonamento Musei.
Domenica 26 marzo
ore 16.30
Degustazione Nihon-Cha. Il Giappone e i suoi tè
L’arrivo del tè in Giappone, le sue peculiarità di gusto, le sue caratteristiche in base a terroir, cultivar e tecniche di lavorazione: un piccolo assaggio delle tante meraviglie che il tè giapponese può offrire. Saranno preparati e serviti in degustazione quattro diversi tipi di tè. A cura di Camellia, il tempo del tè.
Costo: 25 euro, comprensivo d'ingresso al Parco con audioracconto.
La camelia
Al genere Camellia appartengono circa 320 specie botaniche, tutte originarie del Sud Est asiatico, da una vasta area che va dal Giappone alla Cina, fino al Vietnam. La più conosciuta in Europa è Camellia japonica, originaria del Giappone, quella più coltivata al mondo è la pianta da tè (Camellia sinensis), sulla quale si regge l’economia agricola di intere regioni geografiche.
Il viaggio che dall’Oriente portò la camelia in Europa venne compiuto a opera degli inglesi, che sul finire del ‘600 esplorarono le “Indie Orientali” alla ricerca di territori da scoprire e conquistare. Durante la prima metà del XIX secolo, i giardini si riempirono di nuove camelie, selezionate un po’ in tutta Europa, in luoghi particolarmente vocati alla loro coltivazione. Portogallo, Francia, Inghilterra, Spagna, Belgio e Italia furono, in quel periodo, fucine di nuove cultivar dai fiori sempre più grandi, doppi, variegati e sfumati, che ancora oggi popolano i giardini storici europei.
Nel solco dell’orientalismo, al pari, se non in misura maggiore rispetto alle altre nazioni europee, in Italia si diffuse una vera e propria mania. In ogni giardino dell’800, aristocratico, borghese, così come in quelli meno pretenziosi, la presenza della camelia era un obbligo. Incominciò l’epoca della “cameliomania” che portò il fiore ad assumere significati politici (“fiore del Risorgimento”) e letterari (“La Dama delle Camelie” e “La Traviata”).
La prima persona, in ambito nazionale, che lesse la camelia come una pianta adatta all’esterno fu il torinese Luigi Colla.
Alcune località italiane si distinsero per particolare vivacità nella conseguente attività vivaistica che questa ampissima diffusione impose: Firenze e Lucca, Genova e il Tigullio, il lago Maggiore, Milano, Brescia, Roma, Napoli. Grazie alla possibilità di ottenere sempre nuove caratteristiche floreali, differenti per forma e colore, furono selezionate tantissime nuove varietà nominate e dedicate a personaggi illustri, luoghi, vicende storiche.
Dopo anni gloriosi in cui in ogni giardino dell’Ottocento la presenza di piante di camelia era d’obbligo, sul finire del secolo l’interesse per questo fiore si è affievolito fino quasi a scomparire. Molti vivai sono stati chiusi, la nomenclatura si è persa, anche nelle collezioni e nei giardini botanici.
L’assenza di profumo, che accomuna quasi tutte le camelie, fu additata come la causa principale della perdita di interesse verso questa specie. Solo a metà degli anni ’60 del Novecento, grazie ad alcuni studiosi ed esperti floricoltori della Società Italiana della Camelia, l’attenzione per questa pianta rinasce in un’ottica di tutela della biodiversità e alla fine degli anni ’90 l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, con il sostegno del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, avvia un articolato programma per il recupero del germoplasma locale sul cui solco si inserisce il progetto sviluppato a Miradolo.