"Geometrie nascoste", Alberto Bari in mostra alla Paola Meliga Gallery
Nulla e nessuno si presenta mai distante nei suoi scatti, l’inquadratura è sempre ferocemente limitata allo stretto necessario: Alberto Bari, in mostra alla Paola Meliga Gallery dal 7 febbraio al 7 marzo, ci ricorda insistentemente che si può descrivere una persona, una situazione, un oggetto, solamente avvicinandosi il più possibile, rendendola il centro delle proprie attenzioni, l’unica attenzione in quel preciso istante.
Come gli Impressionisti in pittura giungevano alla descrizione di una realtà attraverso la sua frammentazione di luci, colori, forme, per poi ripresentarla e farcela ritrovare ricompattata a distanza, al contrario Alberto riesce a inchiodare sulla carta quel momento che la riassume, e non sarebbe più pensabile nell’attimo precedente né in quello successivo.” Ripercorrendo la Torino che Alberto Bari ci presenta in questo lavoro, ci si rende conto di quanto egli ami davvero la sua città: al punto da svuotarla dei suoi abitanti per offrirla così, nuda nelle sue architetture, nei materiali, nei colori.
E’ una Torino tenacemente proiettata verso il futuro nei suoi nuovi edifici che ne testimoniano la contemporaneità, e allo stesso tempo porta con sè il proprio passato riaggiornandolo e mantenendolo come una madre con i figli. Quella fotografata è una città che non rinuncia: si presenta agli occhi di chi guarda con l’orgoglio della consapevolezza che le concede la Storia.
Alberto Bari, sorretto dalla sua consueta perfezione tecnica, ne scandaglia i volumi e colori ricercando in essa il dettaglio, evidenziandone le modularità e le campiture. Ma è anche una ricerca sulla bellezza la sua, uno sguardo fiero sui luoghi visitati e nei quali la vita scorre un giorno dopo l’altro: il pensiero che esista un modo di guardare – e di rappresentare il mondo – che si esercita e raffina nella ricerca di precisione ed armonia.
Non c’è alcun intento moralistico o sociologico nel lavoro di Alberto Bari: la città ci viene offerta come si presenta quotidianamente, ma il fotografo ce ne segnala la bellezza che si perde alla nostra visuale così sovente anestetizzata.