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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Ristorazione e covid, nel 2020 Torino è terza città in Italia per attività in crisi: 549 locali chiusi

Ma può risollevarsi. Il 2019 era stato peggiore

Sul podio delle città italiane che, nell'ultimo anno, hanno più sofferto la crisi nella ristorazione c'è anche Torino. A fronte di 22.692 imprese del settore che nel Paese hanno chiuso definitivamente i battenti, dopo Roma e Milano, al terzo posto infatti, c'è il capoluogo piemontese. Il Rapporto 2021 dell'Osservatorio Ristorazione - spin-off dell’agenzia RistoratoreTop - ha elaborato numeri provenienti da diverse fonti, rivelando che il saldo tra nuove aperture e cessazioni sul territorio sabaudo è infatti di -549 attività.

Tuttavia nel 2019 per Torino era andata anche peggio: erano state infatti 637 le imprese ad alzare bandiera bianca. E non è proprio pessimistica la visione di Lorenzo Ferrari, amministratore delegato e direttore marketing di RistoratoreTop, che sottolinea come - nonostante i numeri non siano incoraggianti - la città abbia dei punti da utilizzare a proprio favore. Gli affitti bassi degli immobili per esempio: "Un'opportunità che la città deve sfruttare - come ha spiegato a La Stampa - perché consente di mantenere i conti delle attività più facilmente in equilibrio". 

La rivoluzione del delivery

Il 2020 è stato anche l'anno che ha visto, nella ristorazione, una sorta di rivoluzione dovuta alla pandemia. Il 77% dei locali hanno iniziato a lavorare in delivery e il 27% degli imprenditori del settore hanno avviato una dark kitchen, cioè solo per il delivery, o un brand virtuale per far fronte alle chiusure forzate. 

Rispetto al delivery, rivela ancora il Rapporto, il 43% dei ristoratori ha dichiarato di fare consegne direttamente, con propria flotta di rider e sistemi di ordinazione, il 3% di affidarsi unicamente a piattaforme esterne, mentre il 9% di utilizzare entrambe le modalità. Il restante 45% raccoglie chi non ha ancora puntato sul delivery e chi ha deciso di non farvi ricorso. Il 10% degli intervistati ha affermato di voler mantenere il delivery o la dark kitchen anche dopo le riaperture a pieno regime. Proprio per questo si ritiene che questi modelli tenderanno d'ora in avanti ad affiancare la ristorazione tradizionale. Tuttavia senza soppiantarla. 

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