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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Settore dell'auto, il piano di rilancio degli industriali parte da Torino

L'ecotassa nel mirino

Un piano di rilancio per il settore automobilistico italiano. Da Torino, a margine di un summit al quale ha preso parte anche Fiat Chrysler Automobilies, i principali esponenti della filiera nazionale dell'auto chiedono al Governo, una politica industriale che salvaguardi il comparto. Si prevede infatti per il 2019 un andamento tutt'altro che positivo. Il -7,55% di inizio anno è un dato negativo ed è stato stimato che nei prossimi mesi si potrebbe verificare un'altra brusca frenata: difficilmente si arriverà ai 1,9 milioni di veicoli venduti.  

"Questo tavolo avvia una stagione di proposte della filiera dell'auto, di tutte le componenti, di tutte le associazioni - ha dichiarato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia -. E' una reazione al bonus malus che danneggia 14 modelli italiani, ma è anche un'azione positiva. Abbiamo scelto simbolicamente Torino perché è la città dell'auto".

Boccia, dopo aver messo nel mirino l'ecotassa che il governo ha deciso partirà da marzo e che dovrebbe incentivare l'acquisto di auto ibride ed elettriche, ha annunciato, insieme al numero uno dell'Anfia, Paolo Scudieri e al presidente dell'Unione industriale di Torino, Dario Gallina, un piano di rilancio entro due mesi: "Chiederemo l'apertura di un confronto serrato - ha detto Boccia -. Il settore è strategico e richiede un'attenzione prioritaria che consenta di governare la transizione".

Un settore da salvaguardare

Quello automobilistico è un settore fondamentale per l'economia italiana. Proprio Scudieri ha ricordato qualche numero: 5.700 imprese, 100,4 miliardi di fatturato, pari al 6% del Pil, quasi 259.000 addetti (il 7,1% del settore manifatturiero), una spesa in ricerca e innovazione di 1,7 miliardi di euro l'anno, 74,4 miliardi di euro di gettito fiscale nel 2017. "Affrontare sfide così complesse in tempi così rapidi e in un contesto reso più incerto dal possibile rallentamento dell'economia - ha osservato - significa per le nostre imprese soccombere o reagire. Il settore deve contare su una politica industriale seria, a supporto dei livelli occupazionali che la riconversione rischia di colpire".

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