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Economia Crocetta / Via Massena

Buoni pasto, il 15 giugno non potranno essere utilizzati: perché e per quanto tempo

La protesta è organizzata dall'Ascom

Il prossimo 15 giugno nn sarà possibile effettuare pagamenti tramite i buoni pasto. Ad annunciarlo l'Ascom, associazione di categoria dei commercianti, che ha lanciato uno sciopero di 24 ore. 

Un blocco che riguarderà dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata che hanno deciso di protestare contro un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile. Chiedono alle istituzioni una riforma del sistema. 

"Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto", spiega Paolo Troccoli, vicepresidente Epat con delega alle tematiche dei buoni pasto, "Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli". 

"Il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile", continua Troccoli, "C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi a pagarli". 

A chiarire la questione della gara Consip - che è la centrale di acquisti della pubblica amministrazione - è Claudio Ferraro, direttore Epat: "Nella Gara per le grandi committenze pubbliche del servizio buoni pasto, la centrale pubblica di acquisti Consip, conferma che le commissioni a carico della rete degli esercizi convenzionati dipendono esclusivamente dal risparmio di spesa per le casse dello Stato". 

"Per questo si parla di una tassa occulta sulla ristorazione e distribuzione del valore di oltre 200 milioni l’anno, che pagano solo ed esclusivamente gli esercenti convenzionati", conclude Ferraro, "In sintesi lo Stato risparmia non curandosi della qualità del servizio degli oneri per gli esercenti e questo non ci pare una politica di incentivazione alle economie delle piccole medie aziende soprattutto nel post Covid. Il problema si eviterà solo garantendo il valore facciale del buono che invece con tale meccanismo lo Stato compra scontandosene il valore del 20%". 
 

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