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La Loggia, a dieci giorni dalla tragedia la protesta dei sindacati: "Non si può morire di lavoro"

Alla Alessio Tubi il 7 novembre è morto un operaio di 41 anni

A undici giorni di distanza dalla tragedia che ha portato alla morte di Mostapha El Miski, operaio marocchino di 41 anni residente a Torino, i sindacati sono scesi in piazza. Lo hanno fatto davanati alla Alessio Tubi, l'azienda dove lavorava l'uomo e dentro la quale ha perso tragicamente la vita. 

Centinaia di lavoratori metalmeccanici e precari si sono ritrovati a La Loggia questa mattina - venerdì 18 novembre - davanti ai cancelli dell'azienda per manifestare. Durante uno sciopero organizzato da Fim, Fiom, Uilm di Torino per chiedere maggior sicurezza sui luoghi di lavoro e più attenzione sul problema da parte di istituzioni e mondo imprenditoriale.

"Oggi abbiamo voluto manifestare per la vita", spiega Edi Lazzi, segretario generale Fiom Torino, "Non si può ancora morire di lavoro nel terzo millennio. Il governo deve stanziare le risorse opportune per un piano straordinario di assunzione di ispettori del lavoro che possano effettuare gli opportuni controlli e per questa via porre fine a ciò che è ormai diventata una mattanza".

"La sicurezza non può essere considerata un costo ma un investimento sui propri dipendenti e sul futuro aziendale", ha commentato Davide Provenzano, segretario generale Fim Torino, "Dopo anni di infortuni mortali, ci troviamo ancora nella nostra Torino a dover manifestare per un’altra vita persa per il lavoro. Chiediamo più ascolto da parte di tutti i soggetti che si occupano del tema a partire dagli organismi preposti e dalla politica locale".

"Abbiamo voluto manifestare la nostra vicinanza alla famiglia e ai colleghi del lavoratore mancato a La Loggia", ha concluso Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, "Il tema della sicurezza non può basarsi solo sulle statistiche e sui grafici, bisogna investire sulle risorse umane con più formazione. Le aziende non possono pensare di ridurre i costi abbassando il livello di sicurezza. È arrivato il momento di aprire una discussione seria sul precariato, non è accettabile che i lavoratori somministrati debbano sottostare a condizioni più precarie degli altri colleghi sul fronte dei diritti e della sicurezza".
 

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