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Economia Centro / Piazza XVIII Dicembre

Torino, gli ambulanti scendono in piazza: "Ci stiano a sentire, siamo in 200mila"

Il corteo partirà da piazza XVIII dicembre

Gli ambulanti torinesi scendono in piazza per chiedere alle istituzioni maggior attenzione e tutele nei loro confronti. A preoccupare sono le ripercussioni che la crisi internazionale dovuta alla guerra in Ucraina potrebbe avere sulle loro attività: dal caro energia, all'aumento dei prezzi sui prodotti.  

"Il 18 settembre ci ritroveremo a Torino per richiamare l'attenzione della politica e dell’opinione pubblica sulle necessità della nostra categoria e delle piccole imprese in generale", spiega Giancarlo Nardozzi, presidente del GOIA FENAPI, "è impensabile che in un momento così critico, con bollette triplicate e inflazione ai massimi storici, il dibattito politico continui a rimanere insofferente davanti alle richieste di duecento mila imprese che non chiedono altro di essere trattate come le piccole realtà delle altre nazioni europee".

Il corteo degli ambulanti torinesi partirà da piazza XVIII dicembre alle 15.30 per arrivare in Piazza Castello fronte Regione: "Come se non fossero bastati due anni di pandemia e la guerra in Ucraina a mettere in ginocchio il sistema dei mercati italiani, il nostro principale nemico continua ad essere l’eccesso di burocrazia con comuni che abusano della loro autonomia amministrativa reinventando e reinterpretando leggi a loro uso e consumo, tra rincari ingiustificati, messa a bando dei nostri posti di lavoro e spostamenti per favorire l’amico di turno", prosegue Nardozzi, "l’ultima riforma organica di settore è stata il decreto Bersani, anno 1998, da allora Comuni e Regioni sono andati a ruota libera”.

"Oggi più che mai abbiamo bisogno di una riforma di settore che garantisca alle imprese forti semplificazioni fiscali e amministrative. Pagare meno ma pagare tutti, più tutele, parlo dell’inclusione nei lavori usuranti, di un fondo per le calamità naturali, di una previdenza sociale che ci veda anche come persone e non solo come voci di cassa, e regole nazionali uguali per tutti che comuni o sindacati deviati non possano più calpestare". 
 

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