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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Fiat esce da Confindustria, le conseguenze e i piani futuri

Si divide il mondo della politica e sindacale sulla decisione dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne di uscire da Confindustria. Annunciati anche i nuovi piani produttivi

L'annuncio di ieri dell'uscita della Fiat dalla Confindustria ha avuto un forte impatto mediatico e politico. L'annuncio dato tramite due lettere dall'ad Marchionne non sembrava poter essere vero, tant'è che lo stesso nel pomeriggio conferma che "è un addio ufficiale, non facciamo entrate e uscite. Il ruolo politico di Confindustria non ci interessa". La prima conseguenza dell'annuncio è stato il calo del titolo in borsa. Meno 3,22% della Spa e meno 5,74% di Industrial.

Per il futuro annunciati nuovi piani di produzione. Con la partita ancora aperta in Usa per il rinnovo del contratto Chrysler, sono stati messi nuovi tasselli al piano di investimenti per l'Italia: un suv a marchio Jeep dalla seconda metà del 2013 a Mirafiori, dove sono previste anche le nuove versioni della Mito e architetture che permetteranno di produrre più modelli, un nuovo motore alla Fma di Pratola Serra (Avellino). Ancora incerta, invece, la produzione del suv Alfa Romeo, inizialmente previsto a Mirafiori. Plaude ai nuovi investimenti il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi che non vede nella scelta Fiat di lasciare Confindustria una bocciatura dell'articolo 8 della manovra.

L'uscita da Confindustria è stata motivata dall'internazionalizzazione della Fiat, la quale "é impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 Paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato". Viale dell'Astronomia, per la quale l'uscita della Fiat potrebbe comportare mancati incassi complessivi per 5 milioni di contributi, replica dopo qualche ora con un comunicato del comitato di presidenza: "Confindustria è un'associazione volontaria di liberi imprenditori. Prendiamo atto delle decisioni della Fiat pur non condividendone le ragioni, anche sotto il profilo tecnico-giuridico".

I SINDACATI Di tono diverso i commenti dei sindacati. "La Fiat è libera di stare o non stare in una associazione imprenditoriale - commenta il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - ma non può dire che esce perché è stato depotenziato l'accordo interconfederale del 28 giugno. Questo non è affatto vero. Mi dispiace per la decisione, anche se apprezziamo la conferma del piano di investimenti in Italia, era quello che volevamo". Simile l'opinione di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil: "l'uscita di Fiat da Confindustria è cosa su cui i sindacati non hanno voce in capitolo, mentre quello che interessa molto sono le decisioni su Mirafiori e Pratola Serra, premessa per garantire l'occupazione e lo sviluppo negli stabilimenti italiani del gruppo". Per la Cgil la Fiat "non vuole regole e nega la rappresentanza", mentre il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella afferma che i rapporti con Fiat "restano invariati". "A Marchionne non va bene nessun accordo, solo la parola accordo lo fa star male", commenta il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.

IL MONDO POLITICO Sul fronte politico il capogruppo del pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto parla di "colpo durissimo per Marcegaglia", mentre per il segretario del Pd Pierluigi Bersani è una scelta "veramente negativa". Resta caldo il clima sindacale: a Termini Imerese riapre la fabbrica, ma è subito sciopero, mentre Fiat Industrial avvia le procedere per mettere in mobilità tutti i dipendenti Irisbus.

(ANSA)

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