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Economia

Telecomunicazioni, in Italia 20mila posti di lavoro a rischio nelle compagnie telefoniche: la situazione nelle aziende del Torinese

Martedì 6 giugno sciopero nazionale del settore

Sono diverse le ragioni che hanno portato i sindacati di categoria nazionali Uilcom-Uil, Slc-Cgil e Fistel-Cisl a proclamare una giornata di sciopero nazionale, martedì 6 giugno 2023, per l’intero turno di lavoro, in tutte le aziende del settore delle telecomunicazioni e a prevedere una grande manifestazione a Roma. Uilcom Piemonte ha analizzato la situazione che tocca da vicino anche aziende di Torino e Ivrea. Il sindacato rivela che sul piano nazionale: "Il rischio reale è di una perdita di circa 20.000 posti di lavoro solo nelle compagnie telefoniche, a cui si aggiunge l’indotto d’impiantistica e installazione delle reti e dell’assistenza clienti. Esistono delle responsabilità politiche dei vari governi succeduti, il mercato non può essere lasciato privo di regole e non è più rimandabile un vero piano industriale Italiano delle telecomunicazioni. Il governo deve intervenire subito e le aziende devono superare le loro miopie".

La situazione delle aziende di Torino e Ivrea

"Su Torino gravita il futuro della Telecom ex monopolista, da anni in riorganizzazione, passata da 120.000 dipendenti a livello Nazionale, all’epoca della privatizzazione, a meno di 40.000 attuali; la società porta con sé un debito molto gravoso di 23 miliardi di euro. Il futuro di Tim dipenderà molto dal futuro della rete. British Telecom Italia ha annunciato a livello nazionale 128 esuberi su 484 dipendenti, l’impatto di questa operazione sulla città di Torino sarà di 18 lavoratori su 48. Inoltre, sempre a Torino, trovano sede due grosse aziende di call center Comdata, con circa 500 dipendenti, e Covisian con circa 1.400 dipendenti. Su Ivrea la situazione è ancora più particolare. Ultimamente proprio negli ex locali Olivetti, Vodafone dichiara 1.003 esuberi a livello nazionale su 5.411 dipendenti e su 474 dipendenti della sede eporediese, 118 sono esuberi. Mentre Wind dichiarare la cessione del ramo d’azienda rete che coinvolgerà 2.000 dei circa 6.000 lavoratori a livello nazionale, i restanti 4.000 dipendenti rimarranno in una azienda puramente commerciale che, privata del settore infrastrutturale tecnologico di rete, potrebbe trovarsi in grandi difficoltà. Su Ivrea dei quasi 500 dipendenti si ipotizza che tra i 100 e i 150 potrebbero essere coinvolti nella cessione. A Palazzo Uffici (Ivrea), risiede anche un’altra sede di Comdata con 1.000 dipendenti che continua con l’utilizzo di ammortizzatori sociali, questo anche a causa della perdita della commessa Inps. Il committente pubblico, infatti, ha deciso di reinternalizzare l’attività, ma scegliendo di non utilizzare la clausola sociale, obbligando pertanto le persone che hanno accettato il passaggio a veder ridotto sensibilmente il proprio salario", spiega Uilcom Piemonte.

Uilcom Piemonte spiega come funzionano il mercato e le aziende del settore  

"Quello delle telecomunicazioni è un settore industriale caratterizzato da una forte richiesta di mercato, è composto principalmente dalle Telco (compagnie di Telecomunicazioni) e dagli Outsourcing (call center), a cui si somma un indotto d’imprese d’appalto, impiantistica ed installazione reti. È in atto un cambiamento profondo e accelerato della società, tutto passa dalla possibilità di avere la connettività a larga banda: la sicurezza, la sanità, l’informazione, il commercio, l’istruzione e la formazione, il lavoro a distanza, l’intrattenimento, la transizione digitale. Tecnicamente la connettività a larga banda può essere fornita sia con la linea fissa, attraverso la fibra, che attraverso quella mobile, in particolare con il 5G, ma anche integrando più tecnologie. La connettività risulta essere di fatto un servizio universale non regolamentato e contemporaneamente un enorme potenziale mercato. Sul nostro territorio esiste un grande digital divide, infatti troviamo condizioni molto differenti nella stessa regione, comune o borgata. Esistono zone a basso o nulla interesse di mercato, dove a distanza di pochi metri troviamo abitazioni con la connettività a banda larga e altre totalmente prive di qualsiasi tipo di copertura. Il paradosso delle compagnie telefoniche risiede proprio nel fatto che mentre si espande di più il settore, le aziende delle Telco vanno in crisi e perdono redditività. La causa principale della perdita di redditività di queste aziende la possiamo trovare in una fortissima concorrenza, dovuta a un mercato ampiamente liberalizzato, che porta ad un abbattimento dei prezzi al consumo e al contempo ad un incremento esponenziale dei costi d’investimenti per l’innovazione tecnologica e per l’esercizio telefonico. Pertanto le Telco si riorganizzano, alcune dichiarando esuberi e altre affermando di voler cedere rami d’azienda progettando lo scorporo della infrastruttura di rete. Anche le aziende di call center devono fare i conti con committenti che gareggiano al massimo ribasso, richiedendo, però un continuo aumento di qualità e professionalità delle operatrici e degli operatori. Le commesse sono sempre più mobili e in balia del mercato, di conseguenza le lavoratrici ed i lavoratori spesso subiscono ammortizzatori sociali o mobilità verso altre aziende con l’utilizzo della clausola sociale, che non sempre garantisce le stesse condizioni contrattuali dell’azienda di provenienza. A ogni appuntamento di rinnovo contrattuale non mancano le dichiarazioni, da parte delle aziende di call center, di voler uscire dal Contratto Nazionale delle Telecomunicazioni per insostenibilità economica", conclude Uilcom Piemonte.
 

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