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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Torino e provincia, si perdono 1.150.000 euro al giorno per le mancate consumazioni in bar e ristoranti

Lo afferma un’indagine svolta da Epat/Ascom Torino

Una serie di fattori concorrono alla riduzione degli accessi in bar e ristoranti di Torino e provincia, ma secondo Epat/Ascom Torino le principali cause sono la mancanza di green pass e di turisti. Secondo una recente indagine svolta dall’ente, a Torino e provincia ammontano a 1.150.000 euro al giorno le mancate consumazioni.

"Le prospettive economiche dei pubblici esercizi, già non rosee per il primo scorcio del 2022 tra aumenti dei prezzi di materie prime, tariffe e le inevitabili conseguenze derivate dall’inflazione, scontano l’ulteriore riduzione d’incassi per coloro che non potranno più consumare perché non vaccinati e forse per mancanza di turisti. Rimanere aperti per gli esercizi pubblici è l’obiettivo fondamentale e lo sanno bene le discoteche invece costrette alla chiusura sino al 31 gennaio e questi sacrifici vengono affrontati in termini organizzativi dagli esercizi, ma la difficoltà economica è evidente e non può essere compensata da aumenti dei prezzi delle consumazioni che il mercato non riesce a sopportare" dichiara Alessandro Mautino Presidente Epat Torino.

Pericolo chiusura di attività

"Occorre ben guardare a questa situazione per evitare che la moria di attività peraltro inevitabile superi i limiti previsti, con un’ulteriore perdita di posti di lavoro - aggiunge Paolo Troccoli vicepresidente Epat per il  settore Bar. Si ’aggiunga la difficoltà dei controlli, che in un bar diversamente dal ristorante dove la consumazione è al tavolo ed è di una certa durata, si tratta nella maggior parte dei casi di un mordi e fuggi, con l’obiettiva impossibilità di svolgerlo con attenzione".

Conclude Claudio Ferraro, direttore Epat Torino: "Avevamo previsto al concludersi delle festività, che hanno rappresentato un periodo di particolare effervescenza, purtroppo anche nei contagi, una perdita del 10% dei ricavi del settore pubblici esercizi, per timori sanitari, tensioni sui prezzi e difficoltà organizzative. Purtroppo i dati si aggravano anche per le chiusure degli esercizi toccati a vario titolo nei loro organici dai contagi o dalle quarantene e che non possono lavorare. Occorrerà valutare attentamente ulteriori ristori e finanziamenti, perché la normalità non pare intravvedersi prima di due anni".
 

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