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Lunedì, 20 Marzo 2023
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Come le ATP Finals cambieranno Torino: un nuovo aspetto per la zona del PalaIsozaki e una vetrina sul mondo intero

Secondo il rapporto Nord-Ovest del Sole 24 ore

Come sta cambiando la città di Torino? Quali sono le maggiori trasformazioni in atto in vista del futuro? Alcune importanti risposte le fornisce il  numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore, che è in edicola, oggi, venerdì 26 marzo  con il quotidiano,  in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Alla nostra città, insieme a Genova, è dedicato il focus di apertura.

Atp Finals, come cambieranno Torino

Torino, secondo quanto evidenziato dal Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore, scommette sull’appuntamento con le Apt Finals di tennis nei prossimi cinque anni per promuovere la città di fronte ad un pubblico internazionale.

L’architetto Benedetto Camerana racconta come cambierà l’area del PalaIsozaki, l’arena destinata a ospitare le gare fra gli otto campioni più forti al mondo. Qui nascerà il Village dedicato al tennis, collegato ad un’area dedicata alla promozione del territorio nel centro della Città.

L’impatto stimato sulle ricadute economiche è intorno ai 500 milioni di euro. Nitto Atp Finals del 2020 si sono disputate a porte chiuse, con oltre 9 milioni e mezzo di visualizzazioni. Londra ha ospitato le gare per 12 edizioni contando circa 2,8 milioni di spettatori in presenza.

Come cambia la formazione

Nel rapporto Nord Ovest del Sole 24 ore c'è spazio anche per il settore della formazione. Si parla della  Scuola Camerana di Torino,  Via Paolo Braccini 17. Nata negli anni del boom economico come Scuola dei mestieri e diventata negli anni un punto di riferimento per la formazione tecnica, è una scuola-fabbrica, con macchinari che vanno dallo stampaggio alla manifattura additiva, a cui anche le aziende spesso si rivolgono per acquisire nuove competenze e adottare nuove tecnologie. Attualmente conta 350 iscritti ai corsi diurni e serali e una media di 5mila passaggi.

L’alta qualità dello spumante piemontese

L'inserto del Sole 24 Ore dedica la sua attenzione anche allo spumante piemontese Alta Langa docg.

“Fare spumante di alta qualità è un mestiere da ottimisti. Bisogna credere fortemente che il lungo affinamento di almeno tre anni, porti i risultati sperati”.  Giulio Bava, presidente del Consorzio di tutela dell’Alta Langa Docg, il primo spumante metodo classico italiano, che dopo anni quasi di oblio si è fortemente rilanciato, spiega al Rapporto Nord Ovest di venerdì 26 marzo che in piena pandemia l’affinamento di tre anni è stato provvidenziale per lo spumante commercializzato prevalentemente nel canale della distribuzione.

 Le bottiglie dell’ultima vendemmia in commercio tra tre anni rappresentano un’ancora di salvezza per il vino distribuito nel canale della ristorazione. Con la vendemmia 2020 saranno 2,5 milioni le bottiglie Alta Langa prodotte. Il potenziale è ancora più alto e si prevede di toccare quota 3 milioni. Oggi le cantine dell’Alta Langa Docg sono 40 alle quali si aggiungono circa 90 produttori di uve, per un giro d’affari di circa 50 milioni di euro.

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