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Economia Collegno / Corso Fratelli Cervi, 15

L'azienda di Collegno conferma: "la TE Connectivity chiuderà", 300 lavoratori licenziati entro il 2025

La protesta dei sindacati. Il caso finisce anche in Parlamento

Non sarà un buon Natale per i 300 lavoratori della "TE Connectivity" di corso Fratelli Cervi a Collegno.   

Se fino a una settimana fa sembrava solamente una "voce", da oggi è realtà: il sito (composto dalla Teci e dalla Tecid) chiuderà entro settembre 2025. La decisione è stata presa dai vertici dell'azienda multinazionale produttrice di connettori per elettrodomestici.

Oggi, martedì 21 novembre 2023, nell'incontro che si è tenuto all’Unione Industriali di Torino, l'azienda ha confermato la decisione, spiegando come la stessa sia dovuta a un calo di domanda nel "settore del bianco", come viene chiamata tutta l'industria che produce elettrodomestici d'uso quotidiano.

"La decisione di chiudere il sito è frutto di un’attenta analisi delle attività aziendali, da cui è emersa la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici, razionalizzando i processi produttivi e logistici e ottimizzando al contempo gli stabilimenti per restare competitivi nel mercato globale e reattivi ai cambiamenti nella domanda dei clienti. L’azienda si impegna a lavorare con i sindacati per identificare le migliori soluzioni per i dipendenti coinvolti in questo processo e ha avviato una consultazione formale con i rappresentanti dei lavoratori, in linea con la normativa e i regolamenti applicabili. L’azienda continuerà a essere presente in Italia con le sedi di San Salvo, Assago, Frascati e con un sito ridimensionato a Collegno".

Ma i sindacati non ci stanno. "Il sito ridimensionato di Collegno sarà una sorta di piccolo ufficio e un piccolo magazzino. Senza produzione, che verrà spostata in Cina e negli Usa", sottolineano i sindacalisti Marco Barbieri (Fim Cisl Torino) e Giorgia Perrone (Fiom Cgil Torino), che precisano come solamente il sito collegnese "sarà chiuso, mentre quello di San Salvo (Chieti) al momento non chiuderà. La situazione è a dir poco paradossale e inaccettabile perchè l'azienda non è in crisi economica e non ha in alcun modo cercato il dialogo e provato a cercare soluzioni alternative alla chiusura. Come il mantenimento della produzione, dell’occupazione e degli investimenti".

Per questo motivo, domani, mercoledì 22 novembre 2023, sono state proclamate otto ore di sciopero con presidio per tutti i turni e si terrà un'assemblea sindacale davanti ai cancelli. "Da subito attiveremo le segreterie sindacali nazionali per richiedere una celere apertura dei tavoli istituzionali competenti. Sia in Regione sia al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Vorremmo gli ammortizzatori e la cassa integrazione. Cassa che l'azienda vorrebbe attivare solo dopo la chiusura e non adesso, come modalità per evitare la chiusura. La loro strategia metterà in ginocchio 300 famiglie. Una popolazione lavorativa che non è anziana e non è a un passo dalla pensione", concludono i sindacati. 

Grimaldi (Alleanza Verdi Sinistra): "Il rischio è di una nuova Agrati"

Per il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi, si tratta di "Una nuova Agrati, senza che ci fosse stato alcun tipo di problema, proprio mentre è in corso la mobilitazione per la Lear. L’azienda vuole ‘riorganizzare le attività a livello globale’, ossia spostare la produzione in Cina e negli USA, lasciando a casa 222 persone. Comincia un nuovo sciopero in quello che nel torinese sembra un lungo e feroce autunno de-industriale. Ancora un’impresa che cerca di disfarsi della sua responsabilità sociale. Il Governo non si potrà chiudere per l’ennesima volta nel silenzio, per questo sto per depositare un’interrogazione urgente”.

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