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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Cassa integrazione in deroga: in Piemonte firmato l'accordo per 166mila lavoratori

Assegnati alla nostra Regione circa 82,5 milioni

E' stato firmato, in data 26 marzo 2020, sottoscritto dall'assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino, l'accordo quadro tra la Regione Piemonte, Cigil, Cisl, Uil e parti sociali per la gestione della cassa integrazione in deroga. Il Ministero del Lavoro congiuntamente con il Ministero dell'Economia ha inoltre firmato il primo Decreto di riparto delle risorse, che assegna al Piemonte euro 82.506.160,00 euro eventualmente integrati dai residui della precedente gestione degli ammortizzatori in deroga, che ammontano a poco meno di 5.100.000 euro.

Cassa retroattiva

Il provvedimento al momento coinvolge 166mila lavoratori compresi intermittenti, somministrati, apprendisti, lavoratori agricoli e degli appalti anche in caso di subentro dopo il 23 febbraio di altra impresa. La cassa integrazione in deroga può essere richiesta da tutti i datori di lavoro per cui non trovino applicazione le tutele previste dalle attuali normative in materia di cassa integrazione ordinaria, fondo di integrazione salariale e il cui settore non sia dotato di specifici sistemi di ammortizzatori sociali, quali i fondi di solidarietà bilaterali per tutte le tipologie di lavoro alle dipendenze, eccetto i dirigenti. I lavoratori interessati devono risultare in forza al datore di lavoro richiedente alla data del 23 febbraio 2020.

Più di 3 miliardi per le Regioni

Il Decreto legge 18 del 17 marzo 2020, denominato “Cura Italia”, riattiva infatti la cassa integrazione in deroga a gestione regionale, stanziando circa 3,3 miliardi di euro, da ripartire tra le Regioni. Il Decreto estende a tutti i datori di lavoro, a eccezione di quelli domestici, la copertura assicurata dagli ammortizzatori in costanza di rapporto di lavoro per evitare un’ondata di licenziamenti in seguito alla chiusura di numerose imprese. Dal 17 marzo 2020 e per 60 giorni i datori di lavoro non possono licenziare per giustificato motivo oggettivo (legato cioè a situazioni di crisi aziendale) e nemmeno avviare procedure di licenziamento collettivo. Queste ultime sono sospese se avviate dopo il 23 febbraio.


 

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