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Cronaca

Golia, la balena che Erba portò a Torino e divenne un caso internazionale

Nell'estate del 1954 a Torino arrivò una balena vera, con tanto di puzza. Dalla nostra città partì un tour che divenne un caso nella Guerra Fredda

Vi immaginate una balena vera di quasi 70 tonnellate nel centro di Torino? Probabilmente no, eppure è successo. Non viva, ovviamente, ma assolutamente reale, con tanto di fanoni (le lamine che alcune specie di balene hanno al posto dei denti per filtrare l'acqua) e soprattutto tanta puzza.

Il merito di un tale fenomeno incredibile, perché nonostante la puzza è di merito che bisogna parlare, fu di un visionario imprenditore teatrale nato proprio a Torino esattamente 100 anni fa, nel 1916: Giuseppe Erba. Per anni direttore del Teatro Alfieri, creatore di Torino Spettacoli che comprende l'Alfieri, il Gioiello e il teatro Erba a lui dedicato, fu anche colui che fece ricostruire dopo il grave incendio il Teatro Regio su incarico del sindaco Novelli, e nel 1971 convinse la grande Maria Callas a firmare la regia per lo spettacolo di riapertura, “I vespri siciliani”. Morto nel 1995, nella direzione di Torino Spettacoli e nella scuola del teatro a lui intitolata gli è succeduta la figlia Germana, morta nel 2014.

Torniamo alla balena, che Erba chiamo Golia. Era lunedì 19 luglio del 1954 quando nel giardino della Cittadella i torinesi poterono assistere a uno spettacolo incredibile: l'esposizione di una balena. L'animale era stato catturato un mese prima nelle acque della Norvegia. I pescatori norvegesi svuotarono completamente i 22 metri dell'animale, ricavandone grasso e olio in abbondanza, e lo riempirono con 7000 litri di formalina per poterlo conservare e farne visitare l'interno. Giuseppe Erba arrivò e acquistò l'enorme cetaceo semi-imbalsamato. Per portarlo in Italia, ricorse a un trucco per far sembrare l'animale ancora vivo come richiedeva la legge, vi inserì un motore che ne muovesse la coda. E così, nel pieno dell'estate del '54, nel centro di Torino fu esposta una balena di 68,2 tonnellate.

Lo stupore di chi la osservava era enorme quanto l'animale, ma nonostante la formalina e i vasi di gerani dentro l'animale anche il tanfo era enorme: un misto di odore di disinfettante e puzza di pesce davvero insopportabile. I vermi si moltiplicavano, e Giuseppe Erba aveva un bel venderli ai pescatori. Alla fine, dopo 6 giorni, domenica 25 luglio 1954 finì l'esposizione più incredibile (e maleodorante) che Torino avesse mai visto.

E Golia che fine fece? Ricomparve con il nome mutato in Goliath a fine anni '50, quando insieme ad altre due balene – Hercules e Jonah – fece un tour di tutta Europa per far conoscere alla gente l'industria baleniera. Nei Paesi nell'orbita dell'Unione Sovietica come Bulgaria e Ungheria i cetacei furono persino sospettati di essere trucchi della CIA per spiare o colpire il nemico sovietico, un po' cavallo di Troia e un po' portamissile. Nel 1969, quando si trovava in Israele, il destino di Golia incrociò di nuovo il Piemonte quando fu acquistata dall'impresario pinerolese Gustavo Cottino. Nel viaggio in mare l'anemale si danneggiò parecchio, e Cottino lo fece ricostruire “in cartapesta” in un capannone della Fiera di Bari. Ricominciò un tour italiano, da Bari a Roma e poi Bologna, Firenze e, il 28 aprile 1970, di nuovo Torino.

Il problema della puzza, essendo rimasti quasi solo i fanoni dell'animale dopo la ricostruzione, non c'era più, e due anni dopo Golia tornò per la terza e ultima volta in esposizione nella nostra città, al parco del Valentino. Oggi Golia insieme a Hercules e Jonah (l'unica ancora esistente, di proprietà di un privato) è protagonista di storie internazionali sulle paranoie all'epoca della Guerra Fredda, ma la fama di questo enorme mammifero marino la si deve al torinese Giuseppe Erba.

Foto da giuseppeerba.com

(Grazie ad Alessio Toscano per la collaborazione)

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