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Cronaca Ciriè

Uffici della dimora storica trasformati in casa di lusso per pagare meno tasse: due denunciati

Scoperta evasione per 900.000 euro

Sauna, bagno turco, doccia emozionale e impianto di home theatre all’interno dei locali che, sulla carta erano gli uffici di una società che operava nel settore della compravendita e della locazione di immobili. Il tutto non era un benefit destinato ai dipendenti, ma una sontuosa abitazione, completamente domotica, utilizzata da un facoltoso imprenditore di Ciriè e dalla sua compagna. I finanzieri si sono insospettiti, nel corso delle investigazioni, esaminando la documentazione e notando che la maggior parte delle spese della società riguardavano un immobile sul quale risultava acceso un contratto di leasing.

I vantaggi economici dell'illecito

Ogni spesa sostenuta dal 50enne imprenditore per la gestione dello sfarzoso immobile era meticolosamente riportata nei libri contabili: dai canoni di leasing alle bollette della luce. Perfino gli importi dell’I.M.U., seppure, come poi scoperto dagli inquirenti, non effettivamente corrisposti al Comune, venivano portati in deduzione come costi della società.  
Numerosi i vantaggi fiscali illecitamente conseguiti dall’imprenditore attraverso questa prassi. In tal modo, infatti, anziché acquistare l’immobile come privato e pagare le tasse sull’acquisto e sul mutuo, il 50enne ha simulato l’utilizzo ai fini aziendali, accendendo un leasing i cui costi sono serviti a pagare molte meno tasse.  

L'evasione fiscale e la denuncia

I Finanzieri della Tenenza di Lanzo, che nel corso delle indagini hanno anche accertato come l’imprenditore non abbia versato al Comune IMU per oltre 30.000 euro, hanno quantificato un’evasione fiscale che sfiora i 900.000 euro. Una volta scoperto, l’amministratore, nel tentativo di salvaguardare il patrimonio da un possibile recupero erariale, ha cercato di intestare la società ad un prestanome, totalmente estraneo alla società ma già noto alle forze dell’ordine per una storia di truffe. Il responsabile della società e l’improvvisato prestanome, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Ivrea per reati tributari, rischiano la reclusione fino a quattro anni.
 

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