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Cronaca

Maxi truffa ai danni della Regione. Contributi indebiti: 140 le persone indagate

Maxi truffa ai danni della Regione Piemonte. L'ha scoperta la Guardia di finanza di Torino, che ha indagato a piede libero 140 persone

Contributi ricevuti indebitamente per un valore di oltre due milioni di euro. E' la maxi truffa ai danni della Regione Piemonte scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati 140 persone.

Le indagini si riferiscono alla vicenda dei contributi a fondo perduto percepiti dalla finanziaria della Regione, Finpiemonte. Soldi avuti indebitamente e giustificati con la realizzazione di alcuni siti internet i cui costi però, grazie a professionisti con cui ci si accordava, venivano gonfiati con false certificazioni. Secondo quanto stabilito dalla legge le aziende possono ricevere il 50% del costo del sito web che intendono allestire per l'esercizio dell'attività economica. La truffa messa in atto portava a raddoppiare questa l'importo fatturato, in modo tale da poter avere i soldi sufficienti per fare il sito gratuitamente. E' capitato anche che la cifra fatturata fosse più del doppio: in questo modo ci usciva anche un introito.

L'ipotesi di reato è truffa ai danni dello Stato e dell'Unione Europea (l'ente da cui provenivano i fondi poi stanziati dalla Regione). Si parla di una cifra intorno ai 2,2 milioni di euro, la stessa di cui il gip di Torino, su richiesta del pool antiriciclaggio della procura, ha chiesto il sequestro cautelativo di beni per tale valore.

Da quanto accertato dalle Fiamme Gialle la truffa non consisteva solo nel gonfiare le fatture. Un ulteriore raggiro riguardava invece le condizioni preliminari per accedere ai finanziamenti pubblici. Spesso, infatti, nelle domande di contributo l'attività veniva falsamente localizzata in aree del Piemonte sottoposte a processi di riconversione economica.

La palla adesso passa alla Corte dei Conti, che dovrà accertare le responsabilità erariali connesse ai fatti in cui sono stati percepiti soldi indebitamente già accertati. Infine, sono in corso mirati controlli fiscali, finalizzati al recupero delle imposte risparmiate dalle imprese contabilizzando le fatture false.

Tra i casi già passati in giudicato c'è quello di un parroco. Era il 2011 quando un prete di Torino venne scoperto: aveva ottenuto 30 mila euro dalla Regione per la realizzazione di un sito internet contro la pedofilia. In realtà questo era costato solo 3 mila euro.

"La cosa che impressiona di questa attività è il senso di illegalità diffusa. C'era la corsa ad accaparrarsi finanziamenti che non si aveva diritto a percepire e c'era la sensazione che tutti potessero accedervi con facilità". Lo ha detto il generale Giuseppe Gerli, comandante provinciale della guardia di finanza di Torino.

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