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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Nizza Millefonti

Torino, reddito di cittadinanza revocato a 960 persone: la polizia municipale scopre truffa milionaria

Forniti dati falsi e residenze inesistenti, tra cui l'indirizzo virtuale via della Casa Comunale 3, per ottenere illegittimamente il sussidio economico

A Torino sono 960 le persone sottoposte a indagine a cui è stato revocato il Reddito di Cittadinanza. La somma complessiva elargita è di circa 6 milioni di euro ed è riferita alla totalità delle 960 persone attualmente sotto indagine. Questa la stima dagli agenti del Reparto Operativo Speciale della Polizia Municipale da cui è partita l’indagine sul territorio comunale dopo aver sorpreso un cittadino di nazionalità rumena ad effettuare prelievi di denaro presso uno sportello bancomat con diverse carte di pagamento elettroniche. Proprio l'utilizzo di diverse carte di credito ha insospettito gli agenti che hanno voluto approfondire la questione. "L’uomo era in possesso di numerose carte postepay rilasciate per il Reddito di Cittadinanza intestate ad altre persone, non presenti sul posto. Una condotta vietata dalla norma che stabilisce la non cedibilità della carta di Reddito di Cittadinanza a terzi", spiegano dal comando.

Immediatamente sono scattati la segnalazione dell’uomo all'autorità giudiziaria, il sequestro delle carte di reddito di cittadinanza indebitamente possedute e l'avvio degli accertamenti e delle indagini per stabilire la validità delle carte sequestrate. Dall'analisi dei dati forniti dall'INPS è emerso che tutti gli intestatari delle carte di Reddito di Cittadinanza avevano dichiarato, in regime di autocertificazione, un ISSEE pari a zero e la residenza in via della Casa Comunale 3 a Torino.

Cittadini residenti nella via che non esiste  

Proprio la residenza, requisito fondamentale per ottenere e mantenere il Reddito di Cittadinanza, ha fatto sorgere alcuni dubbi sulla liceità delle dichiarazioni e a confermarne i dubbi è stato un accertamento al terminale anagrafico del Comune di Torino dove gli indagati sono risultati tutti “inesistenti”, non solo a quell'indirizzo, ma su tutto il territorio comunale. Un ulteriore chiarimento dell’Anagrafe comunale ha confermato agli agenti l'impossibilità per un cittadino comunitario, come nel caso di una persona di nazionalità rumena, di ottenere la residenza in via della Casa Comunale 3, indirizzo virtuale creato dal Comune di Torino per dare una residenza ai rifugiati, persone straniere titolari di protezione internazionale e umanitaria.

Gli agenti del Reparto Operativo Speciale hanno intrecciato i dati dell’anagrafe con gli elenchi forniti dall’INPS contenenti tutte le richieste di reddito di cittadinanza nelle quali era dichiarata una residenza in via della Casa Comunale 3 e hanno scoperto che ben 330 cittadini rumeni hanno dichiarato di essere residenti nella stessa via, elemento questo che ha rafforzato il sospetto di un accesso ai benefici del reddito di cittadinanza sulla base di una falsa autocertificazione.

"Come se non bastasse, le 330 persone controllate, in gran parte appartenenti allo stesso gruppo familiare, non sono risultate nemmeno residenti sul territorio nazionale e pertanto si tratterebbe di reddito di cittadinanza concesso a residenti in Romania che probabilmente non si trovano neanche fisicamente sul territorio nazionale, lasciando ipotizzare una gestione dei fondi accentrata su pochi soggetti", aggiungono dal comando.

Gli indagati passano da 330 a 960

Ulteriori accertamenti eseguiti sui dichiaranti residenza in Strada Comunale 3 hanno rivelato un quadro ancora più ampio, che non si limita soltanto al gruppo dei 330 individui di nazionalità rumena a cui è andata la somma complessiva di circa 1.600.000 euro, secondo le stime degli agenti.

Tramite i terminali anagrafici locali, l'anagrafe nazionale ed il sistema informatico delle forze di polizia, i ‘civich’ hanno filtrato altri 630 nominativi di cittadini di varie nazionalità che hanno dichiarato dati falsi e residenze inesistenti per ottenere illegittimamente il sussidio economico a sostegno della povertà elargito dal Governo. Anche per loro, così come per le 330 carte di pagamento elettronico intestate alle persone di nazionalità romena, la Procura della Repubblica di Torino ha disposto l'interruzione dell'erogazione del Reddito di Cittadinanza.

Le indagini sono in corso e continueranno sia sul fronte del prelievo in contanti agli sportelli bancomat sia in merito alla quota di reddito destinata all'acquisto di generi di prima necessità effettuato in determinati esercizi commerciali.

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