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Cronaca

Al cimitero monumentale il sindaco Fassino ricorda i partigiani caduti per la libertà

Per le celebrazioni del 25 aprile il sindaco di Torino Piero Fassino ha ricordato i partigiani caduti nella lotta di liberazione contro i nazisti durante il secondo conflitto mondiale

Nel giorno delle celebrazioni per la festa della liberazione il sindaco di Torino, Piero Fassino, è intervenuto al cimitero monumentale, dove ha ricordato l’importanza di ricordare quei fatti: “Perché – spiega il primo cittadino - ci sia la consapevolezza in noi di quali sono le radici della nostra libertà, della nostra democrazia, dei nostri diritti" e per "rinnovare l'impegno a batterci affinché questi valori di pace e uguaglianza siano riconosciuti anche laddove oggi, nel mondo, sono invece negati”. 

In seguito a una sosta alle lapide delle vittime della deportazione e ai caduti delle forze armate è stata la volta del sacrario Campo della Gloria, dove sono raccolte le spoglie di oltre seicento partigiani, dove il sindaco ha tenuto il suo discorso. “Abbiamo ripercorso luoghi che richiamano alla memoria i tanti che hanno pagato con la vita la nostra libertà, che non è stata un regalo privo di sofferenze. Per questo il nostro dovere è fare memoria e ricordare che la lotta per la libertà non conosce confini. Sappiamo come oggi il mondo continui ad essere percorso da lutti e sofferenze e abbiamo il dovere di essere a fianco di chi si batte perché nei loro Paesi si affermino i valori che sono contenuti nella nostra Costituzione".

Il sindaco ha voluto ricordare anche altre vittime cadute per la pace: “Antonella e Orazio, uccisi a Tunisi, il cooperante Giovanni Lo Porto e i 300 soldati italiani caduti in teatri in cui erano a portare la pace. Bisogna essere in grado, come settanta anni fa, di costruire una coesione che vada al di là dei confini nazionali, tanto più oggi di fronte all'insidia del terrorismo".

Oltre al primo cittadino del capoluogo piemontese al cimitero monumentale era presente anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Secondo il costituzionalista è fondamentale parlare oggi di resistenza per capire i fatti del nostro tempo e “aiutarci a diventare un popolo adulto”. Secondo quando detto dal presidente emerito a volte si dice che “La Resistenza sarebbe estranea allo spirito profondo del popolo italiano, spirito tutt'altro che 'resistenziale', ma piuttosto 'accomodante', pur di assicurarsi una vita tranquilla, al riparo dai pericoli. Così facendo – spiega - il fascismo e l'antifascismo sarebbero una semplice parentesi nella nostra storia" e si arriverebbe a pensare che "avevano entrambi torto, si equivalevano, dunque".

Continua il costituzionalista: "L'equidistanza non risponde alla domanda cruciale: che cosa sarebbe successo se avessero vinto i fascisti e i loro alleati nazisti? – aggiunge - non possiamo dare una risposta equidistante perché una parte stava con le barbarie commesse, l'altra contro: occorre ricordare e rendere onore e gratitudine a chi ha scelto la parte secondo umanità, giustizia e libertà, la parte che ci consente di essere qui a discutere liberamente del nostro passato e del nostro futuro".

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