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Martedì, 3 Ottobre 2023
Cronaca San Donato / Via Amedeo Peyron, 32

"Non chiudete la Fondazione Don Gnocchi", lettera aperta di Alberto Gazzera

L'istituto specializzato nel recupero di pazienti neuro cerebrolesi reschia di pagare i tagli alla sanità e di essere eliminato

C'è una fondazione a Torino, la Don Gnocchi Ausiliatrice di via Peyron 32, specializzata nel recupero di pazienti neuro cerebrolesi, colpiti cioè da ictus, ischemie, aneurismi, traumi cranici e coma anissici. Questa Fondazione potrebbe essere cancellata in seguito alla delibera regionale numero 12-1665 del 7 marzo 2011.

Alberto Gazzera ha scritto una lettera aperta per provare a salvare l'istituto, dato che nel Novembre del 2009 la moglie è stata colpita da un arresto cardiaco e conseguente coma anodico. Dopo 8 mesi di ricovero, le si è prospettata una riabilitazione proprio nella Fondazione Don Gnocchi Ausiliatrice, tutt'ora in corso.

"Ho potuto constatare - si legge nella lettera -  l'eccellenza, la professionalità, l'amore (importantissimo) con cui mia moglie, e tutti i pazienti, vengono seguiti ed il supporto sia pratico che psicologico che viene dato a noi parenti. Le terapie utilizzate sono sia di livello fisiatrico che neuropsicologico e sono frutto di anni di esperienze maturate sul "campo", dove spesso l'unica certezza è l'incertezza. Soltanto chi sta provando l'esperienza che la mia famiglia ed io stiamo vivendo può capire le sensazioni che si vivono: nell'arco di qualche secondo, un proprio caro passa dalla vita alla morte, praticamente tutti i pazienti che frequentano l'AUSILIATRICE sono stati in coma, e proprio in tale struttura quotidianamente si fanno passi per ritornare, si spera, alla normalità.

"Tutti quanti noi - scrive Gazzera - vediamo quale è la situazione economica attuale e tutti quanti ci rendiamo conto che occorre ottimizzare le spese: in questo caso però non si tratta di scegliere tra due o più strutture analoghe da eventualmente accorpare, ma eliminare di fatto, ribadisco, l'unica struttura esistente che svolge tale opera. La lettera si chiude con una richiesta e una speranza: "Non toglieteci l'unica "ancora" alla quale possiamo aggrapparci!".
 

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