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Cronaca

Giovane vittima di ricatto si suicida, scoperta in seguito una banda di estorsori

Agiva da Torino in tutta Italia

Il suicidio “sospetto” di un giovane nuorese e la denuncia degli anziani genitori ha permesso di fare luce su una vicenda che ha portato, da parte dei carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro, in collaborazione con i Comandi Provinciali di Torino, Vercelli e Catania, all’esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Nuoro nei confronti di 20 indagati (di cui 2 in carcere, 13 ai domiciliari, 1 agli obblighi di dimora e 4 a piede libero). A carico di tutti gli indagati viene disposto anche il sequestro conservativo di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100.000 euro.

I Carabinieri di Nuoro, nel corso delle indagini sull’attività online del giovane, hanno scoperto una serie di annunci sui siti d’incontri e che per questi un sedicente ispettore della polizia lo stava ricattando paventandogli possibili ripercussioni sulla futura attività lavorativa. La vittima era in attesa di essere assunto quale operatore socio-sanitario presso una struttura sanitaria. L’estorsore gli richiedeva in più occasioni il pagamento di inverosimili contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci a sfondo sessuale sui siti internet. I giovane, prima di togliersi la vita, ha versato ai malfattori quasi 5.000 euro. La Procura della Repubblica, a carico del promotore dell’associazione, ha ipotizzato il delitto di morte come conseguenza di altro reato.

Rintracciati i movimenti di denaro

I militari dell’Arma tracciando il movimento del denaro estorto e delle comunicazioni informatiche tra la vittima e il suo aguzzino, riescono a risalire al personaggio principale dell’associazione dedita alle estorsioni/truffe online. Un 39enne, piemontese ma di origine sarda, con precedenti specifici, che si presenta alle sue vittime come: matricola ER432, Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma. 
L’uomo è il promotore, l’organizzatore e il capo di una associazione a delinquere, radicata a Torino/Vercelli, composta da 20 elementi, con ruoli e compiti ben definiti, che opera estorsioni e truffe in tutto il nord Italia.

Il modus operandi della banda

Il modus operandi della banda criminale consiste nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d’annunci commerciali e di incontri. Attraverso la captazione dei profili social e l’acquisizione di informazioni personali degli inserzionisti la vittima viene contattata dal sedicente Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma, matricola ER432, e persuasa dell’esistenza a suo carico di una denuncia/querela che potrebbe ritorcersi sulla vita privata/lavorativa/professionale dell’inserzionista. Il truffatore, che fa largo uso di terminologie in uso alle forze dell’ordine, una volta conquistata la fiducia della vittima, rappresenta la possibilità che l’inesistente azione penale possa venire archiviata con il pagamento di una di multa che, sovente avviene tramite bonifici su PostPay ma, in caso di ingenti somme, che arrivano anche ai 20.000,00 euro, avviene in contanti. I trasferimenti di denaro sulle PostPay e sui conti correnti on line è vorticoso e frenetico al fine di far perdere le tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Il denaro viene immediatamente utilizzato per l’acquisto di  piccole quantità di droga e in un caso, il capo della banda, dopo aver incassato il denaro dalla vittima si reca da un concessionario per acquistare un auto di lusso.
In questo caso viene orchestrata una vera e propria messinscena con finte auto civetta della polizia e finti equipaggi che, simulando un’attività investigativa a carico della vittima, si fanno consegnare denaro, in contanti, in buste sigillate destinate al pagamento delle sanzioni inesistenti.

600 almeno le vittime

La raccolta di elementi di riscontro, effettuata in 4 mesi di intercettazioni e riscontri documentali, fa emergere un’imponente numero di vittime, circa 600 quelle contattate dall’associazione, che opera con estreme spregiudicatezza. 
In 45 casi, documentati, i malviventi riescono nel loro intento intascando uno o più pagamenti. Le vittime vengono letteralmente dissanguate una volta che si rendono disponibili al primo pagamento, con pressanti e reiterate richieste di denaro. Non è possibile stimare quante siano state le vittime della banda che si avvaleva di innumerevoli utenze telefoniche non direttamente riconducibili agli associati.
 

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